Si arresta dopo cinque mesi lo slancio della produzione industriale, il cui indice calcolato dall’Istat scende infatti dell’1,5% rispetto ad aprile. È un colpo di freno sulla ripresa e non consola più di tanto il dato tendenziale, visto che il +21,1% rispetto allo stesso mese del 2020 è influenzato dalla situazione di semi-blocco dello scorso anno causa pandemia. Tanto più che rispetto a febbraio 2020, ovvero il mese che ha preceduto l’inizio dell’emergenza sanitaria, a maggio il livello dell’indice è inferiore dello 0,8 per cento. Nel periodo marzo-maggio, infine, il livello della produzione cresce dell’1,2% rispetto ai tre mesi precedenti.
“Tutti i principali settori di attività – è il commento dell’Istat – registrano cali su base mensile, tra cui è più ampio quello dell’energia. Tra i principali raggruppamenti di industria, sempre l’energia è l’unica a flettere su base annua”.
“L’inattesa battuta d’arresto registrata dalla produzione industriale di maggio, dopo cinque mesi in positivo, è un segnale delle difficoltà per la nostra economia, che da almeno vent’anni versa in una fase di sostanziale stagnazione, di trovare la strada di una crescita robusta e duratura”. Così l’Ufficio Studi di Confcommercio, che giudica “fondamentale, per innalzare le potenzialità di crescita del Paese, il buon uso dei fondi europei e l’avvio dell’agognato processo di riforme. In ogni caso, il dato evidenzia che, sebbene il sistema Italia sia complessivamente in forte ripresa, non c’è spazio per facili entusiasmi sui tempi di recupero del terreno perso con la pandemia”.