MANAUS – Loro ormai sapevano di essere state contagiate dal virus, ma nulla sapevano di una notizia inquietante: 200 persone in Brasile sono decedute dopo essere state utilizzate come cavie per sperimentare cure con farmaci non utilizzati dalla comunità scientifica internazionale.
Dalle notizie che arrivano in queste ore dal Brasile, tutto è accaduto all’ospedale di Manaus, dove la terapia sperimentale è stata applicata in pieno accordo con la Conep (Commissione nazionale di etica nelle indagini), parte integrante del ministero della Salute e incaricata di vigilare sull’applicazione dei protocolli negli esseri umani. Pare, tuttavia, che dopo il benestare siano stati violati i rigidi protocolli imposti, spingendosi un po’ più in là. Per esempio anche per quanto riguarda il numero di pazienti: 645 utilizzati come cavie, contro i 294 autorizzati.
Per loro, finiti in terapia intensiva, si era deciso di utilizzare un farmaco normalmente impiegato per la cura dei tumori. Non presente in Brasile, importato dagli Stati Uniti. L’esito, purtroppo, non è stato quello sperato: 200 le vittime.
Il rapporto è finito nelle mani dell’Unesco, che una settimana fa aveva segnalato la gravità dell’accaduto invocando l’avvio delle indagini e che ora rincara la dose: “Questa vicenda nell’America Latina rischia di essere uno dei più gravi episodi di infrazione etica della storia”.