MONZA – “La battaglia contro il sessismo e a favore della parità di genere ovunque, sia nella scuola sia negli ambienti di lavoro, è sacrosanta. Non posso nascondere però più di qualche perplessità rispetto all’iniziativa adottata dagli studenti del liceo Zucchi di Monza che sembra confondere il tema della parità di genere con quello della cancellazione dell’identità sessuale. Una trovata sconclusionata e poco rispettosa delle vere battaglie del dopoguerra per l’emancipazione della donna”. Così Alessandro Corbetta, consigliere regionale della Lega, che prosegue: “La gonna nella nostra cultura è simbolo di femminilità e, in particolare la mini gonna inventata dalla stilista londinese Mary Quant, è stata negli anni ’60 un simbolo di emancipazione della donna perché ha rappresentato un passo importante verso la libertà di esprimersi, anche attraverso il modo di vestire, delle stesse donne”.
“Gli studenti dello Zucchi – aggiunge Corbetta – si cimentano poi in un concetto tutto loro di libertà, sostenendo che per loro la libertà è anche permettere ai ragazzi di andare a scuola in gonna. Io credo che prima di lottare per questo, sia oggi più che mai necessario difendere la libertà della donna di vestirsi e comportarsi liberamente a fronte di culture che la vogliono coperta da capo a piedi e sottomessa agli uomini. Così come dovremmo avere il coraggio di affermare che la bellezza tra uomo e donna è il completarsi a vicenda attraverso le diversità insite nei due sessi. Queste differenze andrebbero esaltate e non cancellate, nella piena consapevolezza e affermazione dei diritti della donna, fra cui quello di essere madre senza ad esempio rischiare di perdere il posto di lavoro o dover limitare il proprio ruolo nella società. Tra uomini e donne devono esserci pari diritti, ma la parità di genere va raggiunta senza eliminare i generi stessi”.
“Infine il concetto della “mascolinità tossica” sbandierato dagli studenti – conclude Corbetta – appare come una criminalizzazione del genere maschile nella sua interezza ed è un’assurdità che va combattuta allo stesso modo di altri pregiudizi sessisti”.