Dall’aumento del 30% dei costi per produrre il grano per la pasta ai rincari del 12% per quelli dell’olio extravergine d’oliva, fino ai ritardi negli accordi di filiera sul prezzo del pomodoro riconosciuto agli agricoltori per l’avvio della coltivazione, sulle tavole degli italiani si abbatte nel 2022 una tempesta perfetta che mette a rischio anche il piatto simbolo della cucina tricolore e della Dieta Mediterranea come gli spaghetti, olio e pomodoro. A lanciare l’allarme è la Coldiretti in merito agli effetti del caro bolletta sul settore agroalimentare che complessivamente assorbono oltre il 11% dei consumi energetici industriali totali per circa 13,3 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti (Mtep) all’anno.
Tra le prime vittime dei rincari ci sono i produttori di grano che quest’anno devono spendere 400 euro in più all’ettaro, dalla semina fino alla mietitura, secondo l’analisi Coldiretti. La stangata interessa il gasolio agricolo necessario per le operazioni colturali, aumentato di circa il 50%, e persino i concimi. L`urea per esempio, che è fondamentale nella fase post-semina del grano, è passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143%). Anche il fosfato biammonico Dap è raddoppiato, da 350 a 700 euro a tonnellata, mentre prodotti di estrazione come il perfosfato minerale registrano aumenti superiori al 65%.
In difficoltà – continua la Coldiretti – anche i produttori di olio extravergine d’oliva sui quali si abbatte la scure dei rincari con un aumento complessivo del 12% dei costi medi di produzione, secondo Unaprol – Consorzio Olivicolo Italiano. Ad incidere sono il prezzo del carburante, praticamente raddoppiato nel giro di pochi mesi, il costo dell’energia e i rincari di vetro (+15%) e carta (+70%) necessari per imbottigliamento e confezionamento.
Sulla produzione di polpe, passate e sughi di pomodoro pesano, invece, i ritardi nella definizione di un accordo quadro per il 2022 fra produttori e industriali che è fondamentale – spiega Coldiretti – considerato proprio l’aumento senza eguali dei costi di produzione per le imprese agricole costrette ad affrontare esborsi vertiginosi per tutte le operazioni colturali. In mancanza dell’intesa sui prezzi le imprese agricole non possono c permettersi di programmare alla cieca l’avvio delle operazioni colturali.
Ma l’impennata dei prezzi energetici riguarda anche l’alimentazione del bestiame e il riscaldamento delle serre per ortaggi e fiori e non risparmia neppure i costi di produzione dell’intera filiera agroalimentare come quello per gli imballaggi, dalla plastica alla banda stagnata che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per il vino, succhi e conserve, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi.
“Serve responsabilità da parte dell’intera filiera alimentare con accordi tra agricoltura, industria e distribuzione per garantire una più equa ripartizione del valore per salvare aziende agricole e stalle anche combattendo le pratiche sleali nel rispetto della legge che vieta di acquistare il cibo sotto i costi di produzione” afferma il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, nel sottolineare “la necessità di risorse per sostenere il settore in un momento in cui con la pandemia da Covid si è aperto uno scenario di, accaparramenti, speculazioni e incertezza che deve spingere il Paese a difendere la propria sovranità alimentare”.