TRENTO – I finanzieri del Gruppo di Trento ed i Carabinieri della Sezione di polizia giudiziaria presso la Procura della Repubblica di Trento hanno portato alla luce l’irregolare modus operandi di un infermiere, originario della provincia, che effettuava, regolarmente autorizzato, test antigenici nasali per Covid-19, presso il centro sportivo di una cittadina prossima al capoluogo.
In particolare, nell’ambito dell’intensificazione dei servizi di controllo economico del territorio e sul rispetto delle norme in materia di emergenza epidemiologica, i militari, insospettiti dall’altissimo numero di persone che quotidianamente affollavano il centro, hanno condotto degli accertamenti investigativi. Gli accurati e tempestivi approfondimenti hanno consentito di accertare che l’operatore sanitario, seppur provvisto della necessaria autorizzazione e del previsto accreditamento per le strutture sanitarie, operava compiendo gravi irregolarità nelle procedure per l’effettuazione, lo sviluppo ed il trattamento dei tamponi e nel conseguente inserimento degli esiti dei medesimi nella banca dati nazionale, da cui si determinava il rilascio delle certificazioni “green pass”, tali da compromettere totalmente l’attendibilità dell’esito del test.
Sulla base del quadro investigativo così delineatosi, fatte salve le successive valutazioni di merito, alle prime ore dell’alba della giornata di lunedì, è scattato l’intervento di Guardia di Finanza e Carabinieri, che hanno eseguito diverse perquisizioni ed il sequestro di due ambulatori, conosciuti nella città di Trento, uno dei quali diventato una vera e propria “fabbrica” di tamponi verosimilmente falsi o comunque non attendibili. In alcuni casi, oltre alle gravi irregolarità nelle modalità operative, si ipotizza che, in relazione al momento storico ed alle richieste di alcuni clienti, si potesse conseguire una certificazione di positività o negatività. Negli ultimi mesi, infatti, con l’obiettivo di favorire le vaccinazioni ed evitare il rischio di chiusure durante l’inverno, la normativa nazionale ha imposto l’esibizione del green pass, necessario per entrare in tutti i luoghi di lavoro, pubblici e privati, nonché per l’ingresso in molte attività commerciali, come cinema, teatri, palestre e bar al chiuso, così facendo aumentare la richiesta di tamponi in modo esponenziale. Dal decorso mese di dicembre, è entrato in vigore il regime del cosiddetto super green pass, che consente ai soli vaccinati e guariti dal Covid l’accesso a determinati servizi.
Non si esclude un ipotetico accordo corruttivo tra paziente e infermiere, che potrebbe aver rilasciato falsi certificati di positività in cambio di denaro. Nel corso delle perquisizioni sono stati trovati documenti, diversa strumentazione informatica ed elettronica ed oltre 100.000 euro in contanti, presunto profitto illecito derivato dall’emissione dei certificati. L’indagato era accreditato con l’Azienda sanitaria per effettuare tamponi antigenici rapidi. I tamponi effettuati in questi mesi sono stati migliaia, per un notevole giro di affari. Ciò che “attirava” la clientela era, anche, il “costo” competitivo: 10 euro invece di 15 euro, prezzo che normalmente viene praticato sul mercato. A fronte di queste gravi condotte, l’indagato è stato segnalato per la revoca dell’accredito, onde evitare la prosecuzione della commissione dei reati, all’Apss, la quale ha fornito totale collaborazione, provvedendo al blocco degli account nella disponibilità dell’indagato per inserire i risultati dei tamponi sulle piattaforme sanitarie.