Non solo aria di libertà per tutti ma anche taglio dei costi per le imprese con la fine dell’obbligo delle mascherine che fa risparmiare almeno 10 milioni di euro al mese nelle campagne. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sugli effetti del superamento dell’obbligo di indossare la mascherina all’aria aperta annunciato dall’ 11 febbraio.
Una scadenza importante – sottolinea la Coldiretti – per circa un milione di lavoratori nelle campagne dove gran parte delle attività si svolge all’aria aperta con la possibilità di rispettare le distanze. Sui costi per la prevenzione pesa invece l’obbligo del tampone per i lavoratori extracomunitari vaccinati con Sputnik o altri vaccini non riconosciuti dall’Italia che sono stati recentemente autorizzati a venire in Italia con l’obbligo però del test.
Si tratta di un impegno rilevante in una situazione in cui – secondo la Coldiretti – quasi un lavoratore agricolo straniero su due proviene da paesi in cui è utilizzato il vaccino russo mentre in molti arrivano da Paesi in cui è diffuso quello cinese Sinovac. In Italia un prodotto agricolo su quattro viene raccolto in Italia da mani straniere con 358mila lavoratori provenienti da ben 164 Paesi diversi che hanno trovato regolarmente occupazione in agricoltura, fornendo più del 29% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore, secondo il Dossier di Idos al quale ha collaborato la Coldiretti.
Poiché sono spesso situate in aree isolate e con ampi spazi all’aperto e la maggioranza dei lavori possono essere eseguiti rispettando il distanziamento – continua la Coldiretti – le fattorie italiane sono forse i luoghi più sicuri per difendersi dal contagio. Non è un caso che – conclude la Coldiretti – riguardano l’agricoltura appena lo 0,3% delle 191046 denunce di infortunio da Covid-19 al lavoro registrate dall’Inail in Italia al 31 dicembre 2021, dall’inizio della pandemia.