Splende il sole in un inverno pazzo con una temperatura superiore di 0.55 gradi rispetto alla media lungo la Penisola ma con picchi più alti di tre gradi nel nord ovest dove peraltro non piove da oltre due mesi. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr relativi al mese di gennaio che è stato uno dei più asciutti mai registrati. Per l’assenza di pioggia e neve – sottolinea la Coldiretti – in Italia mancano all’appello quasi 5 miliardi di metri cubi di pioggia rispetto al quantitativo medio. Si sono verificate infatti meno della metà delle precipitazioni con un deficit del 56% a livello nazionale ma con punte che arrivano al 76% nel Nord-Ovest e al 72% in Sardegna secondo Iconaclima.
Il risultato – continua la Coldiretti – si vede con la scarsità di neve in montagna e nei livelli di fumi e laghi in tutto il nord a partire dal Po che è in secca come d’estate ma anomalie sono evidenti anche nei grandi laghi che hanno percentuali di riempimento che vanno dal 16% di quello di Como al 24% del Maggiore. Il livello idrometrico del fiume Po al Ponte della Becca è sceso a -3,10 metri, più basso che a Ferragosto ed è rappresentativo della situazione di sofferenza in cui versano tutti i principali corsi d’acqua al nord come il fiume Sesia, che ha quasi l’80% in meno di acqua o il Tanaro, con il 65% in meno.
Il caldo anomalo ha mandato la natura in tilt facendo fiorire prati e alberi e alimentando il rischio incendi fuori stagione con le fiamme favorite dal vento e dai terreni secchi. Da nord a sud – continua la Coldiretti – sbocciano le gemme sugli alberi e fioriscono le primule nei prati come i peschi e i mandorli mentre nella pianura padana le coltivazioni seminate in autunno come orzo, frumento e loietto iniziano ora la fase di accrescimento che rischia di essere compromessa dalla siccità. Ma a preoccupare è anche lo sviluppo dei prati destinati all’alimentazione degli animali perché se le condizioni di secca dovessero continuare, gli agricoltori saranno costretti a intervenire con gli irrigazioni di soccorso dove sarà possibile. Dall’altra parte nelle prossime due settimane partiranno le lavorazioni per la semina del mais, ma con i terreni aridi e duri le operazioni potrebbero essere più che problematiche.
L’andamento climatico ha l’effetto di ingannare le coltivazioni favorendo un “risveglio” anticipato che le rende poi particolarmente vulnerabili all’eventuale prossimo arrivo del gelo con danni incalcolabili, a partire dagli alberi da frutto. Il brusco abbassamento della colonnina di mercurio al sotto dello zero provocherà inevitabile una moria di gemme con i raccolti compromessi.
Siamo di fronte in Italia alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione e il moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense, siccità e alluvioni ed il rapido passaggio dal freddo al caldo che ha fatto perdere – conclude la Coldiretti – oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra cali della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.