Nel 2021 l’indice del fatturato delle imprese dei servizi è cresciuto del 14,1% tornando su un livello leggermente superiore a quello precedente lo scoppio della pandemia (+0,5% rispetto all’anno 2019). Lo ha reso noto l’Istat che però al tempo stesso sottolinea l’esistenza di “una marcata differenziazione tra i settori”. I livelli superiori all’inizio della crisi riguardano infatti solo il commercio all’ingrosso, esclusi gli autoveicoli, e i servizi di informazione e comunicazione, mentre restano sotto il livello di fatturato del 2019 le attività dei servizi di alloggio e ristorazione, le agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese, il trasporto e magazzinaggio e le attività professionali, scientifiche e tecniche.
Nel quarto trimestre l’indice è cresciuto del 2,1% rispetto al trimestre precedente e del 13,6% sul 2020. In crescita congiunturale quasi tutti i settori, con le attività dei servizi di alloggio e ristorazione ancora in calo (-1%).
“Anche il settore dei servizi, in linea con quanto era già emerso da altri indicatori, ha chiuso il 2021 in forte rallentamento. I dati testimoniano i ritardi nel recupero dei livelli di attività pre-crisi sia dei servizi di alloggio che di ristorazione, le cui dinamiche appaiono decrescenti anche rispetto al terzo trimestre del 2021”. Così l’Ufficio Studi confederale, secondo il quale “nel complesso, lo scorso anno ha mostrato un’inaspettata capacità di reazione del tessuto produttivo nel suo insieme, le cui dinamiche aggregate hanno superato ogni più rosea previsione. Tuttavia, resta l’elemento di debolezza costituito dalle differenti performance settoriali, conseguenza della diversa distribuzione degli shock della pandemia e delle restrizioni tra i diversi comparti produttivi. I più colpiti nel terziario di mercato sono quelli che manifestano a tutt’oggi difficoltà che rischiano di essere prolungate e acuite tanto dalla crisi energetica quanto dalle tensioni geopolitiche, i cui potenziali riflessi negativi sul nostro turismo non devono essere sottovalutati”.