Cala ancora il tasso di disoccupazione a gennaio che scende all’8,8% e al 25,3% tra i giovani. Questi i dati preliminari diffusi dall’Istat. La diminuzione del numero di persone in cerca di lavoro (-2,3%) interessa gli uomini e tutte le classi di età, ad eccezione della fascia tra i 35 e i 49 anni. Crescono invece gli inattivi (+0,6%), soprattutto tra le donne e tra chi ha meno di 50 anni. Infatti rispetto al mese di dicembre dello scorso anno ci sono 77mila donne occupate in meno e 69mila uomini in più. Sullo stesso mese del 2021 diminuisce sia il numero di persone in cerca di lavoro (-12,9%, -326mila), sia quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-5%, pari a -684mila).
Per quanto riguarda l’occupazione rispetto al mese precedente rimane stabile al 59,2%. Da gennaio 2021 il numero di occupati è cresciuto del 3,3%, circa 730mila unità (+2,4%). Una crescita che interessa sia gli uomini che le donne, per qualsiasi classe d’età e posizione professionale. Su base annua si registra un aumento di 354mila donne e 375mila uomini. A livello trimestrale l’occupazione è più elevata, rispetto a quello precedente, dello 0,5%, circa 120mila occupati in più.
“Il rallentamento dell’economia a partire dall’ultimo quarto dello scorso anno comincia a produrre i primi effetti sul mercato del lavoro. Infatti, archiviata la fase di recupero, anche a gennaio 2022, per il secondo mese consecutivo, il numero di occupati è stabile, inferiore di oltre 200mila unità rispetto a febbraio 2020. Permangono, inoltre, molti elementi di criticità legati alle conclamate difficoltà nell’ambito dell’occupazione indipendente e alla perdurante bassa partecipazione delle donne al mercato del lavoro”: questo il commento dell’Ufficio Studi di Confcommercio, per il quale “la discesa del tasso di disoccupazione, che ha raggiunto il suo minimo dalla fine del 2011 – al netto dei dati falsati dall’inizio della pandemia nella primavera del 2020 – appare legata essenzialmente a fattori demografici più che ad una reale crescita della possibilità di occupazione soprattutto tra i giovani. La riduzione della popolazione nella fascia di età 15-64, con innesti sempre inferiori alle uscite, costituisce un problema strutturale che domanda politiche efficaci di lungo termine”.