La guerra tra Russia e Ucraina è arrivata come una pugnalata sulle speranze di ripresa dell’economia e dei consumi dopo due anni di emergenza sanitaria. Presentando il numero di marzo della Congiuntura Confcommercio il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella, ha sottolineato che “il quadro congiunturale è rapidamente peggiorato nelle ultime settimane. Nel momento in cui si intravedeva una possibile normalizzazione dell’economia, legata ad una fase meno emergenziale della pandemia, l’avvio della guerra in Ucraina ha riacutizzato le incertezze e il conseguente peggioramento delle prospettive inflazionistiche ha una natura per niente transitoria. Bisogna, dunque, attrezzarsi a fronteggiare una fase di forte decelerazione dell’attività economica”.
Nel confronto con febbraio 2021, l’ICC registra, comunque, una variazione positiva del 5,1%, frutto di una crescita del 27,7% per i servizi e di un calo dello 0,8% per i beni. Rispetto allo stesso mese del 2020 la domanda, nel complesso, è ancora inferiore del 10,2% e per molti servizi la distanza percentuale è ancora molto elevata, con tempi di recupero spostati al 2023.
“A marzo – ha sottolineato Bella- il PIL, stando alle nostre stime, ha consolidato la tendenza al rallentamento emersa nei mesi precedenti, con una riduzione dell’1,7% congiunturale. Nel confronto annuo la crescita si dovrebbe attestare all’1,3%, in brusco ridimensionamento rispetto ai periodi precedenti. Nella media del primo trimestre il PIL è stimato in calo del 2,4% congiunturale, dato che porterebbe ad una crescita su base annua del 3,3%”. Secondo Bella, “non si arresta la tendenza al rialzo dell’inflazione. Secondo le nostre stime, a marzo la variazione dei prezzi al consumo dello 0,6% su febbraio dovrebbe portare ad un incremento, su base annua, del 6,1%. Se i prodotti energetici guidano la graduatoria degli aumenti, le tensioni si vanno ormai diffondendo a molti segmenti dei consumi, primo tra tutti l’alimentare”.