“Mentre stiamo tutti attendendo l’aggiornamento delle previsioni che il Governo metterà tra pochi giorni alla base del Def, Confindustria ha lavorato ad un proprio contributo serio sull’analisi dei gravi problemi che dobbiamo affrontare. Con l’invasione russa dell’Ucraina che ha ulteriormente aggravato tutte le tensioni sui prezzi, la scarsità di materie prime e input di produzione, e i colli di bottiglia nel commercio globale che già erano potentemente in opera prima del conflitto, formulare previsioni in queste circostanze è molto difficile. L’incertezza assoluta di quanto ancora possa durare la guerra, quando e come sarà possibile una cornice condivisa tra Mosca e Kyiv per il cessate il fuoco prima e poi per la evoluzione in un vero accordo di pace, il cui rispetto sia garantito anche da altri Paesi: da tutto questo dipenderà l’intensità e la solidità del raffreddamento delle conseguenze economiche che oggi sono di fronte a noi”. Così il Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, durante la conferenza stampa a conclusione della presentazione del Rapporto di previsione del Centro Studi Confindustria.
“Non sarà un processo breve e formulare oggi previsioni economiche significa dover essere espliciti e chiari nelle ipotesi di contesto da immettere nel modello previsivo. Per questo – ha dichiarato Bonomi -, il Rapporto del Centro Studi è stato redatto sulla base di tre ipotesi diverse: una che è quella che oggi appare la migliore possibile e auspicabile, una intermedia, e infine una terza ipotesi decisamente avversa. A seconda che le armi tacciano con un primo passaggio alla diplomazia entro 3 mesi, che invece un vero cessate il fuoco non ci sia fino alla fine dell’anno, o addirittura che arrivi ancora più avanti. I numeri che se ne deducono, però, spaventano e sono tali da dare estrema e ulteriore concretezza all’allarme crescente e inascoltato che da mesi Confindustria ha lanciato”.
Nell’ultima parte del 2021 la produzione industriale aveva preso a diminuire rapidamente la sua crescita. Da dicembre era passata in territorio negativo. Secondo il Presidente, “oggi, anche nello scenario più ottimistico dei tre indicati, la conseguenza è che avremo una crescita del PIL 2022 sotto il 2% (1,9%) e non più oltre il 4% come atteso, e dell’1,6% nel 2023. Cioè inferiore al solo effetto di trascinamento sul 2022 del forte rimbalzo dell’anno precedente, con una recessione tecnica nei primi 2 trimestri dell’anno non compensata dal ritorno alla crescita nella seconda metà del 2022. Nel secondo scenario, la crescita 2022 scenderebbe ulteriormente all’1,6%, e all’1% nel 2023. Nello scenario più severo, nel 2023 saremmo in recessione conclamata”.
Per questo Bonomi ha sottolineato, durante l’incontro con la stampa, che “anche nel migliore dei casi, la produzione industriale passerebbe quest’anno dal +11,7% del 2021 al +1,5%, se e solo se nella seconda metà del 2022 le cose miglioreranno. Gli investimenti fissi lordi, dopo l’incoraggiante +17% del 2021, quest’anno aumenterebbero solo del +4,5%. Colpendo la propensione a investire delle imprese proprio in questo 2022, che è fondamentale per la realizzazione del PNRR”.
“Questi sono scenari e numeri che dovrebbero costituire un serissimo allarme generale per le istituzioni e la politica del nostro Paese”, ha evidenziato con forza il leader degli industriali.
“Il tentativo, in tutto il 2021, di fronte al nostro crescente richiamo agli enormi rischi della ascesa ripida dei prezzi energetici e delle commodities minerarie e agricole, è stato quello di ripetere che gli aumenti di costo e le difficoltà di approvvigionamenti alla produzione erano fenomeni effimeri e temporali. Per molti versi – ha detto Bonomi – vediamo intorno a noi oggi un’analoga tendenza: credere che magari tra qualche settimana il conflitto in Ucraina finisca e tutto torni come nel 2019 pre-Covid. Non è stato vero l’anno scorso, non è vero in questo 2022”.
Il Presidente, quindi, ha affermato che non possiamo perdere più tempo: “è arrivato il momento di abbandonare queste azzardate illusioni e adottare misure strutturali e adeguate. In quattro direttrici di azione”.