MEDA – Dito puntato contro l’addizionale Irpef da parte di Vermondo Busnelli, capogruppo della lista “Polo Civico per Meda”, che denuncia aumenti giudicati eccessivi nel corso degli anni: “E’ un esempio di paradossale e fuorviante applicazione del federalismo fiscale all’italiana – commenta Busnelli -. Ogni livello istituzionale, comunale, regionale, statale ha mantenuto o accresciuto le proprie spese, aumentando e gonfiando la spesa pubblica ai livelli inverosimili, che conosciamo. Meda non fa eccezione: l’addizionale Irpef è l’entrata tributaria che ha subito il maggiore incremento percentuale. Nell’ultimo decennio, il prelievo dai bilanci di cittadini e famiglie per l’addizionale comunale Irpef è stato più che raddoppiato, da 895.000 euro del 2010 a 1.840.000 euro attuali. Rispetto alla media dell’ultimo decennio, che è stata: 1.491.816,96, oggi i medesi versano il 12,6% in più”.
“È vero che l’allargamento della platea degli esenti è stata aumenta fino al reddito di 16.000 euro – riconosce Busnelli -, ma la solita classe media è super-tartassata, con l’aliquota massima concessa dal legislatore, così come per l’Imu qui a Meda. La famosa flat tax, tasse più basse per tutti, tanto acclamata dai partiti dell’attuale maggioranza, è rimasto uno slogan, che non so se sarà ancora declamato nelle prossime campagne elettorali. È stato necessario, negli anni scorsi, un intervento legislativo per bloccare la spirale viziosa di queste aliquote addizionali regionali e comunali, fissando il tetto dello 0,8%”.
“Il concetto della progressione dell’imposizione in proporzione al reddito denunciato è valido e condivisibile sul piano teorico – commenta il leader del “Polo Civico per Meda” -, nel caso specifico e con la modifica proposta, le aliquote addizionali comunali IRPEF vanno da 0,45% allo 0,75%, confermando la platea di esclusione di reddito fino a 16.000 euro. Ma è ben noto a tutti che questo criterio presenta dubbi e criticità in Italia, dove l’evasione e l’elusione fiscale rimangono a livelli alti. Pertanto, il maggior onere fiscale non è sulla ricchezza reale ma su quella effettivamente denunciata. Quindi, se era discutibile la decisione di adottare un’aliquota addizionale unica dello 0,3% fino al 2011, è altrettanto opinabile la scelta della modulazione attuale, che va a penalizzare ulteriormente la classe media, che è il pozzo di San Patrizio, finché sarà completamente prosciugato. Infatti, la teoria della flat tax, sostenuta dai partiti nazionali di riferimento di questa maggioranza, si fonda su queste valutazioni, per incoraggiare tutti a denunciare correttamente i propri redditi e contribuire, tutti, a sostenere le spese comuni. Come partiti di maggioranza avevate un’occasione e opportunità per applicare la teoria della flat tax; non avendola attuata in questi anni, dobbiamo dedurre che rimane uno slogan, come tanti altri, annunciati e non applicati”.
“Perciò – conclude Busnelli – invitiamo a una riflessione per riconsiderare i criteri di ripartizione, con possibile rimodulazione delle aliquote, che sostengano le fasce realmente più deboli senza, tuttavia, ulteriormente soffocare quelle che già contribuiscono in grandissima misura al prelievo fiscale comunale, regionale e nazionale. La modifica proposta dal Governo rimodula le aliquote, riduce il tetto da 0,8 a 0,75%, con qualche vantaggio a chi già paga molto, ma non sposta la sostanza del gettito. La fascia più numerosa, per reddito, qui a Meda è quella compresa tra 15.000 euro e 28.000 euro, dove l’aliquota applicata è 0,5%. E, infatti, il gettito dell’addizionale Irpef rappresenta circa lo 0,5% del totale dichiarato di 381.000 euro. Introdotta qui a Meda nel 2005 con l’aliquota unica dello 0,1%, poi triplicata al 0,3%, l’addizionale Irpef è infine stata mediamente quintuplicata nel 2013 passando all’intervallo da 0,45 allo 0,8%, tetto massimo consentito dal legislatore nazionale. Oggi, il tetto viene abbassato allo 0,75%, gli scaglioni sono ridotti da cinque a quattro: alcuni trarranno un leggero beneficio e altri un ulteriore aumento. La modulazione delle aliquote persegue un giusto ma illusorio criterio di distribuzione progressiva e proporzionata al reddito dichiarato più che a quello reale, mancando un efficace contrasto all’elusione e all’evasione fiscale, fenomeno ben noto e acclarato. Credo che in futuro, la riduzione del carico fiscale e tributario locale debba partire da questa imposta, riportandola a livelli ragionevoli, sulla media storica di 1,5 milioni invece degli attuali 1,84 milioni”.