Crollano i raccolti di grano in Ucraina per un quantitativo stimato di 19,4 milioni di tonnellate, circa il 40% in meno rispetto ai 33 milioni di tonnellate previsti per questa stagione che collocano il Paese solo al sesto posto tra gli esportatori mondiali di grano. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sugli ultimi dati dell’International Grains Council che stima la produzione mondiale di grano per il 2022/23 in calo a 769 milioni, per effetto anche della riduzione negli Stati Uniti (46,8 milioni) e in India (105 milioni).
In controtendenza rispetto all’andamento globale il raccolto di grano – sottolinea la Coldiretti – cresce del 2,6% in Russia per raggiungere 84,7 milioni di tonnellate delle quali circa la metà destinate all’esportazioni (39 milioni di tonnellate). Una situazione che rischia di sconvolgere gli equilibri geopolitici mondiali con Paesi come Egitto, Turchia, Bangladesh e Iran che acquistano più del 60% del proprio grano da Russia e Ucraina ma anche Libano, Tunisia Yemen, e Libia e Pakistan sono fortemente dipendenti dalle forniture dei due Paesi.
Per l’Unione Europea nel suo insieme il livello di autosufficienza delle produzione comunitaria varia dall’ 82% per il grano duro destinato alla pasta al 142% per quello tenero destinato alla panificazione secondo l’analisi della Coldiretti sull’ ultimo outlook della Commissione Europea che evidenzia l’importanza di investire sull’agricoltura per ridurre la dipendenza dall’estero e non sottostare ai ricatti alimentari. Ad aggravare la situazione e a sconvolgere i mercati – precisa la Coldiretti – è il blocco delle spedizioni dai porti del mar dove quasi 20 milioni di tonnellate di cereali, tra grano, mais e altri prodotti rimangono nei magazzini ucraini in attesa di essere spediti, con un impatto devastante sugli approvvigionamenti di numerosi Paesi in via di sviluppo ma anche su quelli ricchi.
Le difficoltà nella produzione e nel commercio stanno peraltro alimentando l’interesse sul mercato delle materie prime agricole della speculazione che si sposta dai mercati finanziari ai metalli preziosi come l’oro fino ai prodotti agricoli dove le quotazioni dipendono sempre meno dall’andamento reale della domanda e dell’offerta e sempre più dai movimenti finanziari e dalle strategie di mercato che trovano nei contratti derivati “future” uno strumento su cui chiunque può investire acquistando e vendendo solo virtualmente il prodotto, a danno degli agricoltori e dei consumatori