I ripetuti appelli delle ultime settimane da parte del mondo dei pubblici esercizi e della distribuzione commerciale, che lamentano commissioni sui buoni pasto troppo alte, sono caduti nel vuoto. Il 15 giugno prossimo, dunque, gli esercizi aderenti a Fipe- Confcommercio, Fida Confesercenti, Federdistribuzione, Coop e Ancd Conad non li accetteranno perché, appunto, “le commissioni a carico di noi esercenti sono insostenibili. Per ogni buono da 8 euro ne incassiamo poco più di 6”.
“Con questa giornata di sospensione del servizio vogliamo sensibilizzare i lavoratori, e più in generale i consumatori, sulle gravissime difficoltà che le nostre imprese vivono quotidianamente a causa delle elevate commissioni che dobbiamo pagare sui buoni pasto. Parliamo di una vera e propria tassa occulta che supera anche il 20% del valore del buono”. Così Aldo Mario Cursano, vicepresidente di Fipe-Confcommercio, che parla di “una protesta che ha l’obiettivo di salvaguardare la funzione del buono pasto perché se si va avanti così sempre meno aziende saranno disposte ad accettarli. Insomma, il buono pasto rischia di essere inutilizzabile. C’è bisogno di una vera riforma che renda il sistema economicamente sostenibile anche per le nostre imprese che in fin dei conti sono quelle che danno il servizio ai lavoratori”. “Ma è altrettanto urgente – conclude il vice presidente di Fipe – far sì che la prossima gara Consip da 1,2 miliardi di euro non venga aggiudicata con gli sconti delle precedenti perché saremo noi a pagarli per di più in un momento in cui le imprese sono a rischio per gli insostenibili aumenti dei costi dell’energia e delle materie prime”.
Le sei organizzazioni, in vista della prossima gara Consip, avevano scritto: “Il ministro dell’economia Daniele Franco intervenga immediatamente sulle gare Consip e promuova una strutturale riforma del sistema dei buoni pasto. Non possiamo più sopportare una tassazione occulta ai danni di centinaia di migliaia di imprese della ristorazione e della distribuzione commerciale”. Una battaglia contro i meccanismi di gara previsti dal codice degli appalti e soprattutto contro un sistema che impone, di fatto, nelle gare pubbliche una tassa occulta a danno delle imprese che vale oltre 200 milioni di euro. “Vogliamo ringraziare il senatore Daniela Manca – aggiungono i vertici delle organizzazioni – per l’attenzione dimostrata a questo tema al fine di favorire la revisione degli attuali meccanismi che regolano le gare della centrale unica d’acquisto. Un intervento autorevole che speriamo spinga il governo a provvedere ponendo fine a una situazione paradossale che mette a rischio l’esistenza stessa di una misura di welfare integrativo apprezzato e diffuso e, peraltro, già sostenuto da politiche di decontribuzione a favore dei datori di lavoro e defiscalizzazione a vantaggio dei lavoratori”.
“Prendiamo atto che anche Consip auspica evoluzioni del quadro normativo volte a rendere più efficiente il sistema dei buoni pasto in Italia. E’ infatti indispensabile riformare al più presto le modalità di acquisto dei buoni da parte delle pubbliche amministrazioni e occorre intanto intervenire subito sulla prossima gara Buoni Pasto 10, per evitare che si scarichino ancora una volta sugli esercizi convenzionati i rilevanti sconti di cui beneficia lo Stato in sede di gara.” Questa la risposta dei rappresentanti delle sei organizzazioni (ANCD Conad, ANCC Coop, FIEPeT, Federdistribuzione, Fida e Fipe) che lo scorso 17 maggio hanno organizzato una conferenza stampa per denunciare le distorsioni del sistema dei Buoni Pasto in Italia, un mercato che per la prossima gara Consip si stima abbia una base d’asta di oltre un miliardo e duecentocinquanta milioni di euro.
“Le dichiarazioni di Consip – prosegue la nota – rafforzano i contenuti delle nostre denunce sull’anomalia del sistema italiano, che consente alla centrale pubblica di comprare buoni sottocosto a spese altrui, ossia degli operatori presso i quali i buoni pasto vengono utilizzati dai lavoratori. Di fatto, con tali dichiarazioni, Consip conferma che le commissioni a carico della rete degli esercizi convenzionati dipendono esclusivamente dal risparmio di spesa per le casse dello Stato. Per questo parliamo di una tassa occulta sulla ristorazione e distribuzione del valore di oltre 200 milioni l’anno, che pagano solo ed esclusivamente gli esercenti convenzionati”. “Così non si può andare avanti – concludono le organizzazioni – chiediamo al Governo e ai Ministeri competenti, il MEF e il MISE, un incontro urgente per chiarire la situazione ed evitare che la prossima gara Consip BP10 riproponga i noti problemi, con sconti richiesti da Consip fino al 20% del valore del buono”.