L’analisi congiunta Inps e Upb sul bilancio di ‘quota 100’, resa nota nei giorni scorsi, conferma la fondatezza delle stime che la Cgil aveva fatto a suo tempo, sia sulla platea coinvolta dalla misura che sulle risorse impegnate.
“Le nostre previsioni – dichiara Christian Ferrari, segretario confederale Cgil – furono da molti contestate, ma i numeri ci hanno dato inequivocabilmente ragione. Altro che riforma della Legge Fornero, ‘Quota 100’ si è rivelato un provvedimento marginale e temporaneo, che ha coinvolto solo un terzo delle persone che avevano maturato il diritto e ha lasciato inalterata la prospettiva previdenziale per la stragrande maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori”.
“La nostra posizione – ribadisce il dirigente sindacale – resta la stessa: c’è bisogno di inserire elementi di equità e di solidarietà nel sistema, è necessaria una vera riforma previdenziale che superi strutturalmente e definitivamente la legge Monti-Fornero”.
“Sono state poco meno di 380.000 le domande di “quota 100” accolte nel triennio 2019-2021, come avevano anticipato le analisi dell’Osservatorio Previdenza della Cgil e della Fondazione di Vittorio, a partire da aprile 2019”, precisa Ezio Cigna, responsabile della previdenza pubblica per la Cgil nazionale, che aggiunge: “Proiettando i dati di ‘quota 102’ dei primi cinque mesi del 2022 (3.860 domande presentate) a tutto l’anno in corso, risultano altrettanto esatte le stime che abbiamo effettuato quando il provvedimento fu approvato: saranno 8.524 i soggetti che avranno accesso a tale anticipo pensionistico”.
“Inoltre – prosegue Cigna – questi dati dimostrano come la propensione al pensionamento in un sistema contributivo sia profondamente cambiata: non tutti coloro che perfezionano il diritto alla pensione decidono di anticipare l’uscita. Ormai, due terzi delle posizioni sono calcolate con il contributivo. Tale aspetto va considerato anche ai fini della quantificazione dell’impatto finanziario, che sarebbe di gran lunga inferiore rispetto alle valutazioni attuali, delle proposte di modifica del sistema previdenziale”.
“Quota 102 – riprende Christian Ferrari – è una misura inutile, che non dà alcuna risposta. Il punto non era rendere più graduale l’uscita da ‘Quota 100’, ma riformare complessivamente il sistema. È necessario che il Governo riapra al più presto il tavolo di confronto sulla previdenza, che si è interrotto bruscamente a febbraio, per le vicende legate alla crisi geopolitica. Anche se l’emergenza non è superata, il tema pensioni va affrontato subito, per dare risposte e certezze alle persone, e non agitato come slogan nella prossima campagna elettorale”.
“E’ necessario quindi – conclude il segretario confederale della Cgil -, sulla base delle proposte contenute nella piattaforma unitaria di Cgil, Cisl e Uil, procedere lungo la strada di una riforma che garantisca flessibilità in uscita per tutti dopo i 62 anni, con interventi che tengano conto della condizione delle donne, dei lavoratori discontinui e precoci, dei lavori gravosi e usuranti, e introducendo una pensione contributiva di garanzia per i più giovani, altrimenti destinati a un futuro da pensionati poveri”.