Con l’estensione dello stato di emergenza per la siccità ad altre quattro regioni è di fatto a rischio quasi la metà (46%) delle imprese agricole italiane con le colture devastate dalle piogge dimezzate e dal caldo record. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento all’audizione alla Camera del Ministro dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli, sulle misure per contrastare la crisi idrica con Lazio, Umbria, Liguria e Toscana che andranno ad aggiungersi a Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna tra i territori più in crisi.
Nelle nove regioni operano – spiega la Coldiretti – 332mila imprese agricole che rischiano di chiudere i battenti sotto i colpi della siccità, con i danni che hanno già superato i tre miliardi di euro, secondo Coldiretti. Il dimezzamento delle piogge nel 2022 ha avuto un impatto devastante sulle produzioni nazionali favorito dal caldo record con il 2022 che si classifica nel primo semestre in Italia come l’anno più bollente di sempre con una temperatura addirittura superiore di 0,76 gradi rispetto alla media storica.
Una situazione sulla quale pesa in maniera determinante la mancanza di una rete di invasi capace di trattenere l’acqua della pioggia. Ogni anno, secondo Coldiretti, l’Italia perde 500mila metri cubi di acqua al minuto che potrebbero invece garantire una riserva idrica a cui attingere nei momenti di siccità, con più di ¼ del territorio nazionale (28%) che è a rischio desertificazione.