“I mesi estivi si sono aperti all’insegna di un preoccupante clima d’incertezza. Il quadro internazionale appare ancora molto complesso e non si intravedono segnali di risoluzione del conflitto in Ucraina. I mercati delle materie prime continuano ad essere attraversati da molteplici turbolenze, elemento che contribuisce a rendere molto complicata l’individuazione della fine della fiammata inflazionistica che sta coinvolgendo tutte le principali economie”. Le parole del direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella, lasciano spazio a poche interpretazioni sulla situazione economica “fotografata” dalla consueta Congiuntura Confcommercio. Se poi, agli elementi citati da Bella, si aggiunge anche la recente crisi politica italiana, si capisce come non possa sorprendere il possibile forte rallentamento della nostra economia.
A maggio, sia la produzione industriale sia l’occupazione sono tornate a registrare una riduzione su base congiunturale; a giugno la fiducia delle famiglie si è collocata al minimo da novembre 2020. “Questi elementi – ha osservato Bella – si sono tradotti, secondo le nostre stime, in una progressiva riduzione del PIL in termini congiunturali. Una tendenza che si dovrebbe confermare anche a luglio, mese per il quale la nostra stima indica un calo dello 0,6% su giugno e una crescita nulla nel confronto annuo”. “Non vanno trascurati alcuni elementi che potrebbero rappresentare il primo segnale di un atteggiamento più attento delle famiglie. Anche a giugno 2022 la domanda si è concentrata verso il recupero della componente relativa ai servizi (+11,9% nel confronto annuo) soprattutto quelli legati al turismo e al tempo libero. Per i beni (-3,3% su giugno 2021) la situazione si conferma articolata. Se per l’automotive il dato dell’ultimo mese consolida una crisi che si protrae ormai da un anno per altri, come l’abbigliamento e le calzature e alcuni non durevoli per la casa, il calo dell’ultimo mese conferma le difficoltà che la domanda di questi beni ancora incontra. Se la stagione dei saldi appare moderatamente favorevole, per gli alimentari si sono consolidati i segnali di ridimensionamento della domanda; non si tratta più solo di una sostituzione a favore dei consumi fuori casa: è presente anche un effetto prezzo decisamente negativo”.
Le “tensioni” inflazionistiche non accennano ad attenuarsi. A luglio si dovrebbe registrare, rispetto a giugno, un incremento dei prezzi al consumo dello 0,7%, con una variazione dell’8,2% su base annua. “Il perdurare di questa situazione – ha sottolineato Bella – con dinamiche dei prezzi particolarmente accentuate per molti beni e servizi per le quali le famiglie hanno margini limitati nella compressione dei relativi consumi, non potrà non influire sui comportamenti delle famiglie. L’espansione della quota destinata alle spese obbligate, in un contesto di stagnazione o riduzione del reddito disponibile, è destinata a riflettersi sulla domanda di quella parte dei consumi liberi che, soprattutto per quanto attiene ai servizi, sono ben lontani dall’avere recuperato i livelli del 2019”.