DESIO – La metodica, assolutamente innovativa, è la prima volta che viene adottata al Pio XI: ha interessato, in questi giorni, un paziente brianzolo, un uomo di 75 anni che aveva già subito una emorragia intracranica e con diverse recidive di fibrillazione atriale.
La procedura, estremamente delicata, dura 45 minuti ed è stata eseguita in sala di emodinamica, rispettando tutti i criteri di massima efficacia e sicurezza. Oggi rappresenta un ulteriore passaggio che qualifica in modo significativo l’offerta sanitaria dell’Ospedale Pio XI di Desio.
Lo specialista che l’ha eseguita è l’emodinamista Marco Centola, del team di cardiologi diretti da Felice Achilli: è stato supportato in sala interventistica dall’anestesista e dall’ecocardiografista.
Il tutto consiste nella chiusura dell’auricola sinistra (un recesso dell’atrio sinistro, una delle quattro cavità cardiache) con un device, un piccolo tappo.
L’intervento è raccomandato in pazienti con fibrillazione atriale, la forma di aritmia più comune che rappresenta un fattore di rischio importante per la comparsa di ictus. Vale la pena ricordare che nell’auricola sinistra si origina il 90% dei casi di trombi. Per ridurre questo rischio si utilizzano farmaci anticoagulanti.
Per alcuni, purtroppo, questo trattamento ha controindicazioni e può associarsi ad effetti collaterali come emorragie cerebrali o sanguinamenti gastrici anche severi. Di qui la scelta di occlusione dell’auricola così da prevenire la formazione di trombi.
“Nel nostro caso il paziente che è stata sottoposto a questa procedura – racconta Centola – risultava già particolarmente compromesso: con gli anticoagulanti avrebbe potuto rischiare dopo la prima, una seconda emorragia cerebrale o un ictus.”.
L’intervento è avvenuto per via percutanea, attraverso la vena femorale. E’ stato il frutto di un grande lavoro di squadra: “c’è stato il supporto dell’anestesista che ha addormentato il paziente per intubarlo e dell’ecocardiografista che con una ecocardio transesofagea ha guidato l’emodinamista nell’impiantare il device. Nella fattispecie – ricorda Centola- Luca Guatteri, primario della Terapia Intensiva dell’ospedale di via Mazzini e Claudio Moro”.
La collaborazione interdisciplinare fra neurologo, internista, cardiologo è stata utile ed efficace anche per la selezione del malato da candidare alla procedura.
Il paziente, dopo un periodo di osservazione di 24 ore in terapia intensiva coronarica e tre notti di degenza è stato dimesso.