L’inflazione gonfia il valore nominale dei ricavi di vendita e delle esportazioni. Nei primi otto mesi del 2022 l’export sale del 22,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, combinazione di un aumento del 20,9% dei prezzi – espressi dai valori medi unitari calcolati dall’Istat – e di un più contenuto aumento dell’1,0% del volume dell’export.
Tra le cause del debole andamento del made in Italy il rallentamento del commercio internazionale, appesantito dalla frenata dell’economia cinese, una crescente inflazione associata a diffuse strette monetarie nel mondo e le incertezze sull’evoluzione del conflitto in Ucraina e gli approvvigionamenti di gas in Europa. Le previsioni del Fondo monetario internazionale indicano un aumento del commercio mondiale del 4,3% per quest’anno, con una frenata (+2,5%) per il 2023.
L’analisi sulle vendite dei prodotti del made in Italy, evidenzia che tra i raggruppamenti principali di prodotti no energy il volume dell’export sale del 6,2% per i beni di consumo, mentre segnano una flessione dell’1,7% i prodotti intermedi e del 2,8% i beni strumentali
L’analisi di maggiore dettaglio, con dati disponibili fino a luglio 2022, evidenzia che la crescita dei beni di consumo è sostenuta dai settori di micro e piccola imprese (MPI): alimentari, moda, mobili, legno, metalli e altre manifatture, quali soprattutto gioielleria ed occhialeria, comparti in cui l’occupazione nelle imprese con meno di 50 addetti supera il 60%. Nei primi sette mesi del 2022 questi settori segnano una crescita tendenziale 5,0% dei volumi esportati, ampiamente superiore al +0,9% della media dell’export.
In valore assoluto le esportazioni nei settori a maggior concentrazione di MPI negli ultimi dodici mesi a luglio 2022 sono salite a 141,2 miliardi di euro, consolidando e superando il precedente picco del 2021 (7,5% a luglio e 7,9% a fine anno, come evidenziato da una nostra precedente analisi), per raggiungere il massimo storico dell’8,3% del PIL.
Tra i settori di MPI si osserva una crescita più marcata dei volumi esportati per articoli in pelle con +9,4%, seguito da prodotti tessili con +8,7%, prodotti delle altre industrie manifatturiere con +7,4%, articoli di abbigliamento con +5,6%, prodotti alimentari con +5,4%; ristagnano i mobili con +0,3% e prodotti in legno con +0,1%, mentre sono in territorio negativo i prodotti in metallo, segnando un calo dell’1,8%.
A margine del rimbalzo delle vendite della moda – che nel complesso segna una crescita tendenziale del +7,7% – va segnalato che questo comparto chiave del made in Italy ha più sofferto il calo della domanda mondiale causato dalla pandemia: nei primi sette mesi del 2022 il volume dell’export del comparto rimane al di sotto del 9,8% rispetto allo stesso periodo del 2019, anno precedente al Covid-19, mentre il totale dell’export ha quasi completato il recupero (-0,9%).
Tra gli altri settori no-energy si osserva dinamica a doppia cifra dei volumi esportati per altri mezzi di trasporto con +14,3%, seguito da farmaceutica con +8,4%, computer ed elettronica con +6,1%, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (vetro, ceramica, cemento…) con +4,2%, bevande con +3,9%, carta con +3,2%; minore dinamismo per prodotti chimici (+0,4%), mentre segnano una flessione i volumi venduti all’estero di apparecchiature elettriche (-1,1%), gomma e materie plastiche (-3,0%), metallurgia (-5,5%), macchinari e apparecchiature (-6,0%) e autoveicoli (-7,4%).