MUGGIO’ – C’è un ingrediente segreto per cucinare bene: l’umiltà. Roberto Pirelli, chef di 49 anni residente a Muggiò, lo consiglia sempre ai ragazzi degli istituti alberghieri e, a sua volta, lo ha sempre tenuto a piene mani nel corso della sua carriera, che dalla Sicilia lo ha portato a girare tutto il mondo e ad essere apprezzato ovunque.
“Sono originario di Palermo – racconta Pirelli – e fin dall’età delle scuole medie ho iniziato a frequentare i ristoranti. A quell’età, naturalmente, solo nel weekend come lavapiatti. Un po’ perché affascinato da quel mondo e un po’ perché volevo portare qualche soldo in più in famiglia. Facevo domande fino all’esaurimento e ho avuto la fortuna di trovare un grandissimo chef che aveva notato qualcosa in me. Non mi ha insegnato le ricette, ma devo molto a lui sull’educazione e sul modo di stare in cucina”.
Gli diceva: “Vuoi diventare un grande cuoco? Inizia a togliere le incrostazioni dalle pentole”. “Una battuta – racconta divertito Pirelli – un sano ‘nonnismo’ accompagnato da affetto, ma che mi ha insegnato molto”.
Finite le scuole medie non ci sono stati dubbi: la strada era quella dell’istituto alberghiero. “Era un po’ diverso rispetto a oggi – spiega lo chef -, si poteva smettere dopo i primi 3 anni. Ho continuato per l’insistenza di mio padre. E anche a lui, a questa sua determinazione, devo davvero tanto. Il giorno stesso della maturità, a due ore di distanza dall’interrogazione, l’aereo per Mombasa in Kenya. Poi è arrivato l’arruolamento nella Marina Militare. Ero sull’Amerigo Vespucci, cuoco personale in varie ambasciate, esperienza che ha aggiunto un tassello alla mia crescita culturale. Lì ho aperto anche le mie vedute: dalla cucina mi sono appassionato anche all’arte. La cucina è arte, dopotutto. Noi tra i fornelli abbiamo il compito di creare e di trasmettere emozioni. Chi si siede nel mio ristorante non è cliente, bensì ospite”.
Finito il militare, per lui una notevole esperienza all’estero. In tutto 17 anni tra i fornelli di tutto il mondo.
“Non ho mai scelto di andare nei ristoranti stellati – racconta Pirelli – ho preferito partire dai locali meno rinomati, dalle osterie, facendo ogni volta un passo sempre più in alto”. Nella sua carriera tante esperienze dall’Africa al’Oriente, moltissimo in Kenya a Zanzibar, Sudafrica, Cuba, soprattutto Messico. Proprio a Zanzibar, nel 1996. “Ho scelto la via della gavetta anche nei villaggi turistici – aggiunte Pirelli – andando a lavorare nel Club Vacanze fino a diventare il responsabile delle aperture dei Viaggi del Ventaglio. Mi interessava capire la cucina dei grandi numeri. In Sardegna in un villaggio gestivo contemporaneamente cinque cucine e 60 persone”.
Proprio all’estero, a Zanzibar, ha conosciuto quella che poi è diventata la moglie. Una muggiorese. Con lei ha deciso di tornare in Italia nel 2001 e di trasferirsi al nord. Ha girato cucine di alberghi importanti, poi nel 2005 la scelta di aprire il ristorante “Osteria del Ritrovo” a Carate Brianza, gestito per 20 anni. A Carate Brianza è rimasto, professionalmente: trasmette la sua conoscenza ai ragazzi dell’istituto alberghiero. Tra i fornelli, però, continua a lavorare eccome. In Sicilia ha aperto un ristorante a Portpalo di Capo Passero nel siracusano, nella splendida cornice del castello di Tafuri. Si chiama “ViDi”: “E’ un rivedere il passato, anche quello a tavola, con gli occhi di adesso”. E mentre non esclude di riaprire un’attività in Brianza, proprio in Sicilia è molto vicino alla conquista della stella Michelin. Per uno che si chiama Pirelli è anche abbastanza singolare. “Sarebbe un sogno – conclude -, ma non è una ossessione. L’importante è lavorare bene”.
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