Via libera della Camera al decreto legge contenente le norme sui prezzi dei carburanti, il rafforzamento dei poteri di controllo del Garante per la sorveglianza dei prezzi e il sostegno per la fruizione del trasporto pubblico. I favorevoli sono risultati 155, i contrari 103, tre gli astenuti. Il testo, che va convertito entro il prossimo 15 marzo, passa ora all’esame del Senato.
Il dl conferma, anche a seguito delle modifiche apportate dal Governo nel corso della prima lettura, l’obbligo per i distributori su strade e autostrade di esporre i cartelloni con la media dei prezzi di riferimento accanto ai prezzi praticati. La misura che ha suscitato le perplessità dell’Antitrust e le critiche, all’interno della stessa maggioranza, da parte di Forza Italia, dispone in particolare l’esposizione presso gli impianti di distribuzione sulla rete non autostradale, il prezzo medio regionale e, presso quelli autostradali, il prezzo medio nazionale praticato sulla rete.
Valori che sono calcolati dal Ministero delle Imprese e del Made In Italy sulla base delle comunicazioni ricevute da tutti gli esercenti. Sarà disponibile anche un’app per la consultazione dei prezzi da realizzare con un investimento pubblico da 500mila euro per il 2023 e 100mila euro l’anno prossimo 2024.
Il capitolo sanzioni, corretto al ribasso dall’esecutivo, stabilisce multe comprese tra i 200 e i 2mila euro per la violazione degli obblighi di esposizione o aggiornamento settimanale dei prezzi e una griglia di giornate si sospensione dell’attività. Con il provvedimento arrivano anche il rafforzamento dei poteri del Garante per la sorveglianza dei prezzi (il cosiddetto ‘Mister Prezzi’), chiarimenti fiscali sui bonus benzina e sulla emanazione dei decreti-accise e il rinnovo per il 2023 del bonus trasporti per le persone fisiche (scende il reddito annuale richiesto dai 35mila del 2021 ai 20mila del 2020).
Il Garante per la sorveglianza dei prezzi viene chiamato, in particolare, a redigere una relazione trimestrale sui prezzi per verificare e prevenire comportamenti scorretti e disporrà la convocazione della Commissione di allerta rapida di sorveglianza dei prezzi, istituita dal Dl stesso.
“Nonostante tutta la filiera, gli esperti di settore e l’Antitrust avessero bocciato il famigerato cartello del prezzo medio, nonostante tutte le forze politiche di maggioranza ed opposizione, compattamente, abbiano cercato una mediazione ragionevole, presentando emendamenti per cercare di ‘migliorare’ un provvedimento nato ‘di pancia’ su presupposti e dati oggettivi sbagliati ed incontrollati, il Governo si impunta imponendo il voto di fiducia, come fosse una questione di vita o di morte, continuando ad individuare i gestori quali responsabili di una speculazione che non esiste al livello della fase finale della distribuzione”. Così Figisc-Confcommercio dopo l’annuncio che ci sarà un voto di fiducia sul provvedimento.
Secondo la Federazione, “i dati oggettivi sono che solo nel mese di gennaio la Guardia di Finanza, con l’ausilio di 650 pattuglie, ha effettuato oltre 2.500 verifiche sugli impianti (a fronte di circa 5000 controlli eseguiti in tutto il 2022) arrivando a sanzionare perfino la mancata esposizione di un cartello del prezzo medio previsto dal decreto che non solo deve essere ancora convertito, ma di cui mancano ovviamente i decreti attuativi che dovranno individuare sia le modalità e le tempistiche del cartello sia l’elaborazione del famigerato ‘prezzo medio regionale che vi si dovrà esporre, in sostanza sanzionando la mancata presenza di un cartello in bianco”.
Tutto ciò mentre “nella zona grigia dei soggetti che non si sono mai iscritti al portale del Ministero si continua a non comunicare i prezzi praticati, mentre continuano le frodi fiscali e a un livello più alto – e quindi inarrivabile da controllare – si sviluppano le speculazioni di ordine finanziario che si annidano nei mercati internazionali del greggio e dei prodotti raffinati”, aggiunge la Figisc.
I gestori aderenti a Confcommercio concludono sottolineando che “a puro scopo mediatico, ci si accanisce proprio sulla parte della filiera che è, per vincoli commerciali ed economici, l’unica a non poter agire sul prezzo finale. Figisc/Anisa confcommercio, assieme ai propri gestori della rete stradale ed autostradale, esprime il più vivo disappunto per un Esecutivo che, in piena contraddizione, da un lato ha dichiarato pubblicamente che la categoria non è responsabile di alcuna speculazione, mentre dall’altro la sottopone ad ulteriori controlli e sanzioni, sostenendo nei fatti le ragioni di una campagna denigratoria che la identifica ancora come la causa degli elevati prezzi dei carburanti portando avanti un’ideologia del ‘cartello’ che non reca alcun beneficio, per gli automobilisti italiani, ma anzi li espone al rischio di un allineamento dei prezzi verso l’alto e a una riduzione della concorrenza. Assieme ai colleghi delle altre sigle sindacali valuteremo ulteriori iniziative di protesta”.