Inizio anno con il segno più per le vendite al dettaglio, che dopo il calo del mese precedente a gennaio aumentano sia su base mensile (+1,7% in valore e +1,2% in volume) che su base annua (+6,2% in valore, ma -2,4% in volume). Rispetto al mese precedente l’Istat stima in crescita sia le vendite dei beni alimentari (+2,2% in valore e +1,9% in volume) che quelle dei beni non alimentari (+1,4% in valore e +0,7% in volume). Per quanto riguarda questi ultimi, ci sono variazioni positive per tutti i gruppi di prodotti ad eccezione di quelli farmaceutici (-1,4%). L’aumento maggiore è per i prodotti di profumeria e cura della persona (+10,7%) e per abbigliamento e pellicceria (+9,4%).
In confronto a gennaio 2022 i beni alimentari fanno segnare +7,5% in valore e -4,4% in volume) e quelli non alimentari +5,2% in valore e -0,9% in volume. Il valore risulta in crescita per tutte le forme di vendita: grande distribuzione (+8,2%), imprese operanti su piccole superfici (+4,3%), vendite al di fuori dei negozi (+6,1%) e commercio elettronico (+3%).
Nel trimestre novembre 2022-gennaio 2023, infine, le vendite al dettaglio crescono in valore (+1,5%) e calano in volume (-0,5%) rispetto ai tre mesi precedenti, con gli alimentari che fanno registrare un progresso in termini di valore (+1,7%) e un calo in termini di volume (-0,8%). Analogo andamento per i non alimentari (+1,2% in valore e -0,2% in volume).
“Il miglioramento delle vendite a volume, pur rappresentando una boccata d’ossigeno per molte imprese che da tempo vivono una situazione di difficoltà, ha solo permesso di attenuare la tendenza al ridimensionamento della domanda. Nel confronto annuo si rileva, infatti, una contrazione che, seppure più ampia per gli alimentari, coinvolge la gran parte delle merceologie. Sul dato dell’ultimo mese ha, inoltre, influito il buon andamento dei saldi”. Questo il commento dell’Ufficio Studi Confcommercio, secondo il quale “il permanere di un’inflazione elevata rende ardua l’ipotesi che quanto registrato a gennaio sia il sintomo dell’inizio di una fase più positiva per la domanda di beni, in considerazione anche delle difficoltà che cominciano a interessare alcuni segmenti dei servizi. La variazione a valore delle vendite presso i piccoli negozi non compensa il tasso d’inflazione tendenziale, sottolineando la complessità della situazione attuale e le difficili prospettive a breve per questo formato distributivo. Per il commercio elettronico, la probabile riduzione dei margini è temporanea e, in ogni caso, è resa possibile dal forte incremento delle vendite del canale realizzato negli anni passati”.