MONZA – Quindici incontri nel mese di aprile in 7 scuole superiori della provincia, per un totale di 51 classi prime coinvolte. Questo il programma del progetto di prevenzione e contrasto del disagio giovanile nelle sue diverse manifestazioni – dall’autolesionismo al bullismo fino alla violenza – ideato dalla prefettura di Monza e Brianza in collaborazione con l’ufficio scolastico territoriale, le aziende ospedaliere locali e le forze di polizia, annunciato ieri dal prefetto Patrizia Palmisani, che ne ha sottolineato l’obiettivo: “Dare un segnale di presenza e di vicinanza ai giovani, aiutandoli ad acquisire consapevolezza del fatto che tutti i comportamenti che si sceglie di adottare hanno delle conseguenze. Alcuni recenti episodi, nella loro drammaticità, sembrano richieste di attenzione gridate dai giovani coinvolti”.
Ci sono, infatti, episodi recenti di violenza che hanno coinvolto giovani studenti alla base dell’accelerazione imposta, con il lancio dell’iniziativa, all’attività del tavolo di coordinamento creato a ottobre scorso dalla stessa prefettura allo scopo di sviluppare strategie condivise per combattere questo fenomeno coinvolgendo i comuni, le forze di polizia, le aziende sanitarie locali, il mondo della scuola, compresa la consulta provinciale degli studenti, e le associazioni di categoria.
Durante gli incontri nelle scuole interessate al progetto – che hanno tempo fino al 7 aprile prossimo per aderire – operatori sanitari e delle Forze di polizia si confronteranno con i ragazzi delle classi prime superiori riflettendo insieme sull’importanza di essere consapevoli delle conseguenze delle proprie azioni, per riuscire a prevenire, o a disincentivare, comportamenti a rischio.
Un modo per “mettere al centro le giovani generazioni, accompagnandole in un percorso di crescita che non può fondarsi soltanto sulle esperienze che l’individuo si trova ad affrontare – ha aggiunto il prefetto -, ma che deve fondarsi anche sulla conoscenza di modelli di comportamento che possono eventualmente essere alternativi tra loro, ma comunque ispirati alla convivenza civile e al sostegno reciproco”.