Si inverte la tendenza e tornano ad aumentare i prezzi dei vegetali freschi che balzano del 9,4% sotto la spinta del micidiale mix del cambiamento climatico e dei costi di produzione. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sui dati Istat sull’inflazione a marzo che scende al 7,7% su valori che sono pari a quasi la metà dell’aumento del 12,9% fatto registrare dagli alimentari. In particolare – sottolinea la Coldiretti – si registra una accelerazione sui prezzi degli alimentari non lavorati (+9,3%) e un lieve rallentamento di quelli degli alimentati lavorati (+15,3%) sui quali continuano a pesare i costi di trasformazione e confezionamento, dal vetro alle etichette fino ai tappi.
Le difficoltà si estendono dalle tavole dei consumatori alle campagne dove – sottolinea la Coldiretti – oltre 1/3 delle aziende agricole (34%) si trova costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo mentre il 13% è addirittura in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività secondo il Crea che evidenzia i forti aumenti dei costi di produzione.
La pandemia prima e la guerra poi hanno dimostrato che la globalizzazione spinta ha fallito e servono rimedi immediati e un rilancio degli strumenti europei e nazionali che assicurino la sovranità alimentare, riducano la dipendenza dall’estero e garantiscono un giusto prezzo degli alimenti per produttori e consumatori” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare l’esigenza di “raddoppiare da 5 a 10 miliardi le risorse destinate all’agroalimentare nel Piano nazionale di ripresa e resilienza spostando fondi da altri comparti per evitare di perdere i finanziamenti dell’Europa”.