“Il primo trimestre del 2023 si dovrebbe essere chiuso con una sostanziale stagnazione dell’economia italiana. La stima, pure allontanando l’ipotesi della modesta recessione tecnica, non elimina le incertezze e le preoccupazioni sul prosieguo dell’anno, anche in ragione del peggiorato quadro internazionale”. Questo il commento del direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella, ai dati della Congiuntura Confcommercio diaprile. “In Italia – ha osservato Bella – il mercato del lavoro ha evidenziato confortanti segnali di tenuta anche a febbraio, nonostante il rallentamento dell’attività registrato tra la fine del 2022 e gennaio 2023. Questo elemento ha permesso, in termini aggregati, di contenere la perdita del potere d’acquisto subita dalle famiglie a causa dell’elevata inflazione. La variazione dei prezzi al consumo ha comunque decelerato in misura significativa dopo aver toccato il punto di massimo a novembre 2022”.
Nel mese di aprile, dopo un primo trimestre di sostanziale stasi (la variazione nulla pur evitando la recessione tecnica indica un significativo rallentamento nel percorso di recupero iniziato nel primo trimestre del 2021), si dovrebbero essere consolidati i moderati segnali di risveglio dell’attività economica. “Nel mese in corso il PIL è atteso registrare una variazione congiunturale dello 0,3%. Su base annua la crescita sarebbe nulla”.
A marzo 2023 l’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) ha evidenziato un incremento dell’1,1% sullo stesso mese del 2022. Il dato è sintesi di un aumento della domanda per i servizi (+5,8%) e di una flessione di quella relativa ai beni (-0,4%). La volontà delle famiglie di tornare a livelli di consumo precedenti il 2020, soprattutto per le voci di spesa alle quali sono state costrette a rinunciare in modo non volontario per molti mesi, ha permesso di mantenere in terreno positivo la variazione della domanda in questa prima parte del 2023 (+1,6% la variazione tendenziale nel primo trimestre). I consumi delle famiglie in volume, calcolati nella metrica dell’ICC, rimangono ancora distanti dai livelli pre-Covid, ai quali presumibilmente si potrà tornare solo nella seconda parte del 2024.
Sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi al consumo si stima per il mese di aprile una riduzione dello 0,3% in termini congiunturali e una crescita del 7,5% su base annua. “La tendenza al rientro delle dinamiche inflazionistiche continua ad essere guidata dal ridimensionamento dei prezzi dell’energia e del gas”. Come testimonia l’ulteriore contenuto aumento dell’inflazione di fondo a marzo, all’interno del sistema permangono elementi di tensione che rendono incerta la tempistica del ritorno su valori in linea con quelli registrati nell’ultimo decennio e che potrebbero contribuire a rallentare il recupero della domanda delle famiglie.