MONZA – Se marzo è stato il mese europeo della sensibilizzazione sul tumore del colon-retto, presso la Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori di Monza si lavora costantemente grazie ad un team multidisciplinare, composto da specialisti chirurghi colorettali, endoscopisti, oncologi, radioterapisti, radiologi e anatomopatologi, dedicato alla presa in carico di tutto il percorso diagnostico-terapeutico del tumore del colon-retto. Sottoporsi al test di screening è fondamentale per una diagnosi precoce delle lesioni precancerose e dei tumori in fasi precoci che possono essere asportati radicalmente e quindi curati. Una diagnosi tardiva comporta tumori di stadio avanzato e quindi con bassi tassi di guarigione.
“La diagnosi precoce – sottolinea il dott. Mauro Totis, nuovo referente della Chirurgia colorettale e ù responsabile del team multidisciplinare – permette di identificare la patologia nelle fasi iniziali di sviluppo della malattia. Questo è il momento ottimale per individuare un tumore del colon-retto in quanto l’intervento chirurgico riesce ad essere radicale e quindi curativo nel 90% dei casi”.
Il Servizio Sanitario Nazionale fornisce gratuitamente accertamenti per la diagnosi precoce quale la Ricerca del sangue occulto nelle feci. Questo test consiste nella raccolta di un piccolo campione di feci e nella ricerca di tracce di sangue non visibili a occhio nudo. L’esame si esegue a casa in pochi secondi. Lo screening è rivolto a tutte le persone tra 50 e 74 anni di età che riceveranno una lettera di invito per posta ordinaria con cadenza biennale (è possibile contattare il numero verde 800 504610 per la mancata ricezione o per ulteriori informazioni). Ricevuta la lettera di invito l’utente può ritirare in una farmacia del territorio il kit per l’esecuzione del test. L’utente positivo al test viene contattato telefonicamente da un operatore del Centro Screening e contestualmente gli viene proposto un appuntamento per eseguire la colonscopia presso uno dei centri endoscopici dell’Ats.
“Attualmente in Italia – asserisce Marco Dinelli, Direttore della Struttura complessa di Endoscopia interventistica – l’adesione al programma di screening per il tumore del colonretto è molto bassa, solo il 22% degli aventi diritto esegue lo screening. La difficoltà e la paura di accedere alle strutture ospedaliere durante gli anni di pandemia sono tra le cause di questa scarsa adesione, insieme alla sottovalutazione del rischio e alla paura della diagnosi”.
A livello mondiale è il secondo tumore per numero di decessi all’anno. In Italia ogni anno vengono fatte 50.000 nuove diagnosi di tumore al colon-retto e ne muoiono 20000 persone. Come molti tipi di tumore, anche il tumore del colon-retto è considerato una malattia multifattoriale. Una dieta ad alto contenuto di grassi animali e proteine e povera di fibre è associata ad un aumento del tumore del colon-retto, mentre una dieta ricca di fibre (frutta e verdure) sembra essere protettiva. Esistono condizioni genetiche o altre patologie che predispongono allo sviluppo di un tumore del colon retto. L’età superiore ai 50 anni e stili di vita errati come il fumo e la vita sedentaria costituiscono ulteriori fattori di rischio.
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