“La proposta di revisione del quadro normativo europeo in materia di imballaggi contiene norme profondamente inadeguate rispetto al contesto economico e sociale del nostro Paese che rischiano, in assenza di modifiche significative, di travolgere interi settori del made in Italy”: così ha osservato Donatella Prampolini, vicepresidente di Confcommercio Imprese per l’Italia, in audizione presso la Commissione Politiche dell’Unione europea della Camera dei Deputati sulla Com, la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio, che modifica il regolamento (UE) 2019/1020 e la direttiva (UE) 2019/904 e che abroga la direttiva 94/62/CE.
“A subire i danni peggiori – ha proseguito Prampolini – sarebbero tutti gli utilizzatori di imballaggi ed, in particolare, le imprese della filiera alimentare, la piccola, la media e la grande distribuzione
organizzata, gli operatori della ristorazione, del vending, dell’intrattenimento e del turismo, e molti altri comparti fra essi strettamente interconnessi”.
Secondo Confcommercio, introdurre il divieto di utilizzo di determinati imballaggi (ad esempio, per cibo venduto in piccole quantità, come nel caso del monouso distribuito al dettaglio) non solo
contrasta con le regole di protezione e conservazione degli alimenti e di tutela della salute del
consumatore, ma genererebbe anche un maggior inquinamento ambientale dovuto al trasporto di ritorno degli imballaggi dopo il loro uso, nonché al lavaggio e all’asciugatura, che impiegano più energia, più acqua e più risorse di quelle necessarie per la produzione e l’utilizzo di imballaggi
monouso.
Fortemente critica la posizione di Confcommercio anche in relazione alla prevista introduzione di un sistema obbligatorio di cauzionamento. “L’introduzione di questo sistema per il riciclo in Italia – ha proseguito Prampolini – è poco utile, perché esiste già un circuito efficace di raccolta differenziata e di valorizzazione degli imballaggi; è economicamente dannoso, perché determinerebbe una duplicazione di costi economici e ambientali, in quanto si andrebbe ad affiancare, senza sostituirsi, alle raccolte differenziate tradizionali; è difficilmente realizzabile, perché verrebbero introdotti gravi problemi di carattere logistico ed organizzativo per le imprese non strutturate al fine di gestire tutti gli adempimenti che il sistema necessariamente richiede”.
Un sistema di cauzionamento, secondo la Confederazione, dovrebbe semmai essere adottato su base volontaria. Gli esercizi commerciali, ad esempio, devono poter rifiutare un contenitore fornito da un cliente se lo ritengono non igienico o inadatto al cibo o alla bevanda venduti. La salute e la sicurezza alimentare dei clienti e del personale non devono in alcun modo essere compromesse rispetto ad altri principi e devono costituire la massima priorità, in linea con la legislazione alimentare della Ue.
“Il percorso di transizione ecologica – ha concluso Prampolini – è un obiettivo importante, ma non può e non deve compromettere la crescita e la competitività del nostro sistema economico, ancora oggi profondamente provato prima dalla crisi pandemica e poi da una crisi energetica senza eguali”.