MONZA – Come fa una persona non vedente a giocare a golf? Come fa a tirare la pallina in buca, a capire la potenza che deve dare al lancio, o anche solo capire la direzione dove indirizzarlo? Può sembrare una follia, ma una persona non vedente o ipovedente può benissimo praticare questo affascinante sport. Proprio come fanno alcuni soci dell’UICI di Monza che hanno iniziato a praticare golf sul campo di Usmate Velate, nella suggestiva cornice della Brianza, sotto la guida di un maestro federale.
Un appuntamento al quale i golfisti con disabilità visiva non vogliono assolutamente mancare, non solo per vivere un pomeriggio all’aria aperta, ma soprattutto per socializzare, divertirsi e vincere. Perché lo spirito agonistico alla fine emerge. Può davvero sembrare una follia, eppure un cieco o un ipovedente a golf possono giocare. E anche bene.
“Sembrava anche a me impossibile – spiega Ernesto Pala, ipovedente che giocava a golf già prima dell’insorgenza dei problemi alla vista -. Io che da anni praticavo il golf sapevo bene che la vista era fondamentale. Perché quella pallina che ti trovi davanti ai piedi la devi vedere, e devi anche vedere dove è la buca, la direzione, la distanza”. Eppure Ernesto si è dovuto ricredere. C’è infatti una tecnica particolare che permette anche a chi non vede di approcciarsi a questo sport, naturalmente con l’ausilio del maestro che lo segue passo passo, e che “rinforzando” certe abilità non legate alla vista permette al giocatore di andare in buca. Il maestro insegna e accompagna il giocatore nella posizione e nel movimento da eseguire quando viene colpita la pallina. Il maestro posiziona anche in modo corretto il bastone, facendo ripetere l’esercizio tante volte così da renderlo automatico.
Tuttavia, non potendo vedere dove viene posizionata la pallina, il professionista la batte sul ferro permettendo, attraverso le vibrazioni, di far percepire la posizione e quindi, al momento del tiro, permettere al golfista non vedente di colpirla; l’insegnante indica anche la direzione dove va lanciata e la distanza, all’incirca, che c’è dalla buca così che il giocatore possa calibrare potenza e direzione del lancio.
“Io sono rimasto senza parole di fronte alla bravura dei miei compagni non vedenti – continua Ernesto -. E con me anche gli altri golfisti che, quando scoprono che quel bel lancio è stato eseguito da una persona cieca restano basiti. Le prime volte capita di fare lanci a vuoto, cosa che accade anche alle persone normodotate. Quando il giocatore ha compreso il movimento e “sentito” la posizione della pallina il gioco è fatto”.
Certo non è facile poi muoversi in quel grande green completamente al buio, magari sotto al sole o con il vento che accarezza il volto. L’orientamento è fondamentale e anche le indicazioni del maestro che – con questi allievi speciali – non può dare informazioni visive. “Facile dire tira là – prosegue Ernesto -. Ma là per un cieco non ha senso. Servono direzioni, inclinazioni, indicazioni di eventuali pendenze o presenza di dislivelli o buche, per esempio, della presenza di un laghetto, senza rischiare di finirci dentro, o di un albero per evitare di sbatterci contro”.
Ogni lezione, ogni tiro è sempre un iniziare da capo. Perché se è vero che il giocatore grazie all’esercizio continuo e alla ripetizione ha imparato comunque il movimento e il ritmo del golf, dall’altra parte ogni tiro avviene (eccezion fatta per quelli sui campi di prova) in un posto diverso. Si contano i passi che dividono dal punto di lancio alla buca, si conosce l’eventuale inclinazione in quel punto del campo, ma anche la presenza di eventuali barriere per poter poi calibrare, senza vedere, il lancio.
Gli atleti brianzoli dell’Uici sono però straordinari, e anche quando non vanno in buca, l’esperienza del golf per loro è importante. Sono centinaia le nozioni che via via hanno appreso per muoversi autonomamente, sempre con l’ausilio del maestro, sul campo da golf. “Insegnare a persone non vedenti è un’esperienza straordinaria – spiega l’insegnante Matteo Bellenda, una carriera ultra ventennale come insegnante e che da anni insegna golf a persone con disabilità psichica -. Noi chiudiamo gli occhi prima di lanciare per sentire il corpo, ma poi li riapriamo. Loro, invece, sentono e lanciano sempre al buio. Hanno fatto grandi progressi anche se, naturalmente, è sempre fondamentale la presenza del maestro. Prima di iniziare c’è quella componente teorica dove l’insegnante deve descrivere quel campo a loro sconosciuto”. Il golf ha poi un risvolto molto importante. Non tanto quello delle buche raggiunte o della sana competizione tra amici, ma soprattutto quello di regalare a persone che altrimenti avrebbero poche occasioni di uscire e socializzare, di incontrarsi e fare sport insieme. Il golf ha permesso a questi amici di camminare all’aria aperta, di muoversi, di stare insieme, di imparare uno sport nuovo. “Sembrava un’impresa impossibile e invece hanno dimostrato di essere ottimi allievi, qualcuno con una spiccata inclinazione alla competizione”. conclude il maestro.
“Questa iniziativa, straordinaria nel suo genere – aggiunge la presidente dell’Uici di Monza Silvana Oliva – ancora una volta dimostra potenzialità incredibili delle persone con disabilità visiva. Gli ottimi traguardi raggiunti dai soci partecipanti sono il risultato degli obiettivi dell’Unione, ovvero che nulla è impossibile quando ci si mette in gioco, credendoci fortemente”.