Gli ultimi dati congiunturali evidenziano un indebolimento dell’attività manifatturiera, appesantita dalla flessione dei settori più esposti i costi energetici, a cui si associa una frenata delle esportazioni, mentre la stretta monetaria fa salire il costo del credito e riduce l’erogazione dei prestiti. Prosegue la crescita dell’occupazione e quella del turismo mentre, almeno nel primo quarto dell’anno, tengono gli investimenti. Si delinea una riduzione dei prezzi dell’energia, che riducono la bolletta energetica, ma le ultime previsioni di Banca d’Italia indicano per il triennio 2023-2025 un prezzo del gas europeo che rimane su livelli strutturalmente più elevati rispetto a quelli precedenti il 2021. Una dettagliata analisi delle ultime tendenze della congiuntura è proposta nel 25° report di Confartigianato ‘Intelligenza artificiale, lavoro e imprese’.
Ad aprile 2023 si registra, per il quarto mese consecutivo, una flessione congiunturale dell’indice destagionalizzato della produzione manifatturiera. Nel periodo febbraio-aprile il livello della produzione manifatturiera diminuisce dell’1,6% rispetto ai tre mesi precedenti e il quadro è negativo anche su base annuale: nei primi quattro mesi del 2023 flette del 2,0%, risultati determinato da una flessione del 6,0% dei settori energivori a fronte della tenuta (+0,2%) dei restanti settori.
I settori di MPI dove la produzione cresce e più che in Europa – Se espandiamo il dettaglio ai 187 comparti a 4 digit della classificazione settoriale internazionale (Nace2) si individuano 33 settori in cui la produzione cresce con una performance migliore dell’Eurozona e degli altri maggiori paesi produttori (Germania e Francia). In questi comparti sono 471mila addetti, pari al 51,3%, che lavorano nelle micro e piccole imprese (MPI), a fronte del 47,7% dei restanti settori manifatturieri.
In particolare, 11 settori con una più elevata presenza di addetti nelle MPI – con 338mila di addetti in micro e piccole imprese, il 69,7% del totale – registrano un aumento di produzione ad un tasso superiore a quello degli altri maggiori paesi europei manifatturieri: nel dettaglio di tratta di altri prodotti in legno, sughero, paglia e materiali da intreccio con 16,9% (3,3% in Uem), altri articoli in materie plastiche con 16,6% (3,6% in Uem), fabbricazione di altri articoli di maglieria con 16,1% (-0,2% in Uem), altri prodotti in calcestruzzo, gesso e cemento con 12,8% (12,5% in Uem), strutture metalliche e di parti di strutture con 11,4% (1,9% in Uem), articoli in plastica per l’edilizia con 9,6% (-5,8% in Uem), confezione di altro abbigliamento esterno con 8,7% (0% in Uem), fabbricazione di mobili per ufficio e negozi con 7,5% (2% in Uem), riparazione e manutenzione di macchinari con 7,1% (1,9% in Uem), lavorazione del tè e del caffè con 5,5% (-0,6% in Uem) e porte e finestre in metallo con 2% (-2,3% in Uem).
Sul fronte delle vendite del made in Italy, ad aprile 2023 l’export diminuisce su base annua del 5,4% in termini monetari e segna una contrazione più ampia in volume (-10,3%), nel complesso del primo quadrimestre del 2023 l’export in volume scende del 2,9% rispetto lo stesso periodo dell’anno precedente. Sulla frenata delle vendite del made in Italy pesa la recessione dell’economia tedesca: sulla base degli ultimi dati disponibili, nei primi tre mesi del 2023 il volume delle esportazioni in Germania scende del 4,8% a fronte del -1,0% dei mercati Ue e del +1,0% dei mercati extra Ue. Tra gli altri maggiori mercati si registrano cali dell’8,0% del volume esportato in Svizzera e del 3,2% negli Stati Uniti, mentre tengono i mercati di Spagna (+0,4%) e Francia (+0,1%). Gli approfondimenti sulle dinamiche settoriali nella manifattura sono disponibili nel 25° report di Confartigianato. Qui per scaricarlo.
Si consolida l’aumento dell’occupazione, sostenuto dalla crescita del lavoro dipendente a tempo intederminato, mentre prosegue il recupero del turismo, con le presenze nei primi tre mesi del 2023 in salita del 36,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con un forte traino (+58,3%) delle presenze straniere.
I consumi delle famiglie sono colpiti da un inflazione che a maggio rallenta al 7,6%, pur rimanendo in doppia cifra (11,2%) per i prezzi del “carrello della spesa”: beni alimentari, per la cura della casa e della persona. Ad aprile il volume delle vendite al dettaglio cala del 4,8% su base annua.
Nonostante la stretta monetaria in corso – ad aprile 2023 il costo dei prestiti fino a 250mila euro è salito di 281 punti base in dodici mesi – e la crescita dell’indicatori di incertezza dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, nel primo trimestre 2023 in Italia gli investimenti salgono con un ritmo superiore alla media dell’Eurozona. Le previsioni indicano nei prossimi trimestri un loro rallentamento, come conseguenza del rialzo dei costi di finanziamento e delle maggiore difficoltà di accesso al credito, mentre dovrebbero tornare a salire gli investimenti pubblici, grazie agli interventi previsti dal PNRR. La politica monetaria restrittiva sta riducendo la domanda di credito: a marzo 2023 i prestiti alle micro e piccole imprese segnano un calo del 4,4%, in accentuazione rispetto al -3,1% registrato nel 2022, mente gli indicatori qualitativi evidenziano una crescente difficoltà di accesso al credito da parte delle imprese.