SEREGNO – Prima la rabbia dei tifosi, che hanno imbrattato lo stadio “Ferruccio” per esprimere il loro malcontento sulla possibile sorte che rischia la squadra, poi la rabbia del sindaco Alberto Rossi che dovrà spendere soldi inutili per ripristinare una situazione di decoro.
Intanto una certezza: la situazione in città, per quanto riguarda la parte calcistica, è davvero esplosiva. A causare agitazione è la possibilità che la società non riesca a iscriversi al campionato di Serie D. Al momento non ha i requisiti per farlo, a causa di debiti ancora da saldare con i giocatori e lo staff tecnico. Non proprio noccioline: si tratta di ben 265mila euro che il presidente Fabio Iurato pare non essere in grado (o comunque non disposto) di sborsare. Due mesi fa aveva scritto a tutti gli interessati manifestando i suoi migliori propositi e indicando che avrebbe fatto quanto necessario entro il 26 giugno. Di fatto si è arrivati a giovedì 29, ma non con tutti i quattrini: la proprietà ha proposto di chiudere ogni questione versando il 30 per cento di quanto dovuto, ma ha incassato il no dei calciatori e dei tecnici.
Ora c’è tempo per riaprire il dialogo e saldare il debito solo entro la scadenza indicata dalla federazione, ovvero il 14 luglio. Poi ogni scenario negativo è possibile: come minimo la retrocessione nella categoria inferiore, ma di certo non si può escludere che il 1913 Seregno Calcio venga “azzerato” e che si spalanchino addirittura le porte della Terza categoria.
Nel frattempo è già esplosa la rabbia dei tifosi, che nella giornata di venerdì hanno ricoperto di scritte lo stadio cittadino per manifestare contro la proprietà. Un gesto, tuttavia, che ha fatto infuriare il sindaco Alberto Rossi: “Capisco lo sconforto, capisco anche la rabbia – afferma il primo cittadino – ma non è certo questo il modo di comportarsi. Seguo come tanti con grande attenzione la situazione del 1913 Seregno Calcio, che pare proprio viva un momento difficile, con prospettive molto incerte per il futuro. Comprendo l’amarezza dei tifosi, è anche la mia. Ero lì in mezzo a loro nelle ultime due partite in casa in cui ci giocavamo la permanenza in D. E voglio anche dire, anche a chi tra i tifosi di recente me lo ha chiesto pubblicamente, che nella malaugurata ipotesi in cui si verificassero scenari che prevedono che un sindaco e una amministrazione possano intervenire e avere una parte in causa, per quanto è nelle possibilità e nei poteri lo faremmo certamente”.
Rossi, tuttavia, punta il dito contro chi ha riempito lo stadio di scritte: “Una contestazione con queste modalità – commenta – fa solo del male alla nostra città e non aiuta in alcun modo a risolvere una situazione complessa. Imbrattare il nostro stadio, in cui tra l’altro vivono e praticano le loro attività anche altre società di altri sport, dall’atletica alla boxe, non ha alcun senso. Serve un minimo di responsabilità nel prendersi cura delle cose di tutti: questo non è tifo, è vandalismo. E non ha senso che l’intervento del Comune in questa vicenda sia spendere soldi per ripristinare tutti i muri dello stadio. La storia e la passione calcistica di Seregno meriterebbero situazioni diverse, ma non meritano nemmeno queste forme di contestazione, dalle quali non mi pare possa nascere nulla di buono”.
Difficile dargli torto, ma probabilmente il peggio deve ancora venire. Pare che il presidente del Seregno voglia presentare una nuova offerta ai calciatori e ai tecnici, sempre relativamente ai debiti da saldare, nella giornata del 13 luglio. Sarebbe l’ultima: il 14 scade il termine per l’iscrizione al campionato: ci sono serie possibilità di mancare l’obiettivo. Se già di fronte a una possibilità negativa i tifosi hanno reagito male, c’è da chiedersi fino a che punto potranno spingersi qualora i timori dovessero tramutarsi in certezze.