L’economia italiana è in (forte) rallentamento, nonostante il buon andamento del mercato del lavoro e lo sgonfiamento della “bolla” dell’inflazione. Lo dimostra la stima dell’Ufficio Studi confederale nell’ultima edizione di Congiuntura Confcommercio, che per il secondo trimestre del 2023 “vede” una crescita congiunturale di appena lo 0,1%, mentre l’inizio del terzo quarto dell’anno “non sembra mostrare particolari segnali di risveglio”. Il “rimbalzo” della produzione industriale a maggio, insomma, “dovrebbe leggersi più come un fatto episodico che come l’inizio di una fase particolarmente dinamica”. E anche sul versante degli investimenti ci sono segnali di rallentamento da parte delle imprese a causa dell’indebolimento della domanda e di difficoltà sul versante del credito.
Che la domanda rallenti lo dimostra la riduzione dello 0,6% annuo che emerge per giugno dall’Indicatore Consumi Confcommercio (ICC) sintesi del calo della domanda di beni (-1,5%) e della crescita di quella di servizi (+1,5%), che però mostra anch’essa segnali d’indebolimento. Fra i beni sembra in attenuazione la fase di recupero della domanda per le autovetture (+4% tendenziale), mentre la “classifica” del segno meno è guidata da energia elettrica (-9,4%), mobili (-3,4%), alimentari (-2% tendenziale) e vestiario e calzature (-1,6%).
Tornando al prodotto interno lordo, per luglio l’Ufficio Studi indica una variazione nulla rispetto a giugno ed una crescita dello 0,7% su base annua. Variazione congiunturale nulla anche per l’inflazione, che nel confronto annuo cresce del 5,9%, con i primi, modesti miglioramenti anche sul versante dei prezzi degli alimentari.
“La compresenza di elementi positivi e negativi sottolinea ancora una volta – conclude l’Ufficio Studi – come la situazione attuale preluda a diversi trimestri di crescita molto esigua. In ipotesi di svolgimento sfavorevole, l’evoluzione dell’economia italiana incontrerebbe episodi transitori di moderata recessione”.