VAREDO – Una battaglia totale, a tutto campo e con ogni mezzo, per debellare il problema dello spaccio di stupefacenti nell’area ex Snia: l’Arma dei Carabinieri, per raggiungere l’obiettivo, ha deciso di impiegare anche i droni. E’ la tecnologia che avanza, ma è anche il segno della determinazione dei militari. Lo si legge nel volto del colonnello Gianfilippo Simoniello, comandante provinciale, convinto di poter riuscire nel suo intento. “Bisogna martellare in continuazione così come stiamo facendo quotidianamente – afferma stringendo il pugno -. E vinceremo”.
Lo dicono a gran voce lui e il sindaco Filippo Vergani in occasione di una conferenza stampa convocata in municipio. Un’occasione per ribadire l’impegno dell’Arma e del Comune, ma la chiacchierata rivela che non si tratta soltanto di parole. “Pochi giorni fa – spiega il colonnello – con un grande spiegamento di forze abbiamo accerchiato l’area e siamo entrati da tutti gli ingressi per bloccare tutte le persone presenti”.
E poi i droni, la nuova frontiera di questa lunga battaglia contro lo spaccio di stupefacenti. Un’arma spesso invisibile che si sta rivelando particolarmente importante per i Carabinieri. “Abbiamo introdotto anche i droni – conferma il colonnello -, si rivelano particolarmente efficaci per monitorare quei 450mila metri quadrati di superficie. Un’area difficile perché dismessa, ma dall’alto e in mezzo alla boscaglia quei droni ci danno informazioni preziose. Per esempio ci dicono che gli spacciatori si sono spostati, non sono più in quei posti tradizionali della ex Snia che già si conoscevano. I droni si muovono bene lì dentro. Consideriamo che la ex Snia è un’area con edifici sventrati, a rischio crollo. Non mettiamo rischio la sicurezza dei nostri uomini, ricaviamo informazioni importanti per agire nel mondo più efficace”.
Tra queste informazioni vi sono anche alcune conferme: la ex Snia, come già osservato dai militari in occasione dei loro blitz, ha la singolarità di essere non solo luogo di spaccio, ma anche di consumo. Le droghe sono quelle tradizionali: cocaina, eroina, hashish.
“Il problema – commenta il sindaco Filippo Vergani – è che quell’area per noi è situata nel pieno centro della città. L’ingresso è principale è su via Umberto I, la strada del centro di Varedo. Lì entrano ed escono gli spacciatori, i tossicodipendenti. Entrano nei nostri negozi, i nostri commercianti sono spaventati. Qualche volta, in strada, va anche peggio e accadono furti o rapine. Io posso solo ringraziare i Carabinieri e la nostra Polizia locale. Lavorano bene insieme, c’è sinergia. La superficie però è enorme: la proprietà non è sorda di fronte al problema, ma non può garantire investimenti milionari contro lo spaccio. La situazione è destinata a cambiare con la riqualificazione dell’area, ma ci vorrà del tempo. Adesso è partito un intervento, la realizzazione di un supermercato, ma nel lato al confine con Limbiate che non ci tocca direttamente. Nel frattempo noi non ci arrendiamo, anzi siamo sempre più battaglieri. Del resto i risultati si vedono: il fenomeno c’è ancora, ma non siamo più ai livelli del 2019”.
I continui controlli si sono rivelati efficaci. Hanno in parte scoraggiato spacciatori e clienti. Hanno permesso anche di consegnare alla giustizia persone che, scappate da altre regioni, hanno trovato qui il loro rifugio ideale. Luogo polifunzionale: qui viene chi si nasconde, chi bivacca, chi spaccia e chi consuma droghe.
Per i Carabinieri rimane un’area molto sensibile: “In provincia – spiega il colonnello – abbiamo fondamentalmente due aree importanti per lo spaccio: l’area ex Snia di Varedo e il Parco delle Groane. Entrambe hanno una superficie molto estesa e boscaglia e, allo stesso tempo, hanno il grande vantaggio per spacciatori e clienti di essere a ridosso della stazione ferroviaria”.
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