Dai tre porti di Chornomorsk, Yuzhny e Odessa colpita dai bombardamenti si interrompe, con lo stop all’accordo Onu, il flusso di quasi 19 miliardi di chili di frumento per il pane, mais, olio di girasole e altri prodotti, che nell’anno di durata dell’intesa sono stati destinati ai paesi poveri dell’Africa e dell’Asia, con il rischio ora di fame e carestie. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati del Centro Studi Divulga in riferimento all’appello del Santo Padre a non cessare di pregare per la martoriata Ucraina dove “la guerra distrugge tutto anche il grano e questa è una grave offesa a Dio perché il grano è dono suo per sfamare l’umanità”. Il grido di milioni di fratelle e sorelle che soffrono la fame sale fino al cielo”, ha aggiunto il Papa all’Angelus.
Tra i paesi in via di sviluppo più colpiti dall’interruzione dell’accordo Onu sul grano ci sono il Bangladesh con oltre un miliardo di chili di grano importato dall’Ucraina nel corso dell’anno di durata dell’intesa, l’Egitto con 417 milioni di chili di grano, 998 milioni di chili di mais, 4,6 milioni di chili di olio e farina di girasole e 131 milioni di chili di semi di soia e il Kenya con 385 milioni di chili di grano, 53 milioni di chili di mais, secondo l’analisi della Coldiretti. Tra i paesi coinvolti anche l’Etiopia con quasi 263 milioni di chili grano, lo Yemen con 259 milioni di chili di grano e la Tunisia con oltre 222 milioni di chili di grano, 356 milioni di chili di mais, 108 milioni di chili di altri prodotti secondo l’analisi della Coldiretti che evidenzia come ai paesi poveri è stato destinato ben il 58% dei prodotti agricoli transitati nei tre porti di Chornomorsk, Yuzhny e Odessa.
Il cibo non può essere un’arma di ricatto ed è per questo che l’Italia promuove un nuovo modello di cooperazione che vede anche iI diretto coinvolgimento delle imprese come partner centrali con la fornitura di macchinari, tecnologia, sementi e conoscenze ma anche prodotti alimentari di base mettendo a disposizione una cultura agroalimentare unica al mondo. “L’obiettivo è esportare un modello di sviluppo che punti sulla valorizzazione delle realtà locali, sfruttando le potenzialità dell’impresa familiare e sostenendo così i piccoli produttori del Sud del mondo, minacciati dalla distorsione nei sistemi di produzione e distribuzione degli alimenti che favorisce l’accaparramento delle terre e provoca la fuga dalle campagne verso i Paesi più ricchi dove spesso li attendono la sofferenza e l’emarginazione” ha sottolineato il Presidente di Coldiretti, Ettore Prandini nel precisare che “è importante favorire filiere di prodotti locali destinati a soddisfare il fabbisogno alimentare del territorio anche attraverso la creazione di mercati contadini a chilometri zero secondo il modello promosso da Campagna Amica con la World Farmers Market Coalition”.