VERONA – Cocaina nei bagni dello stadio Bentegodi, già pronta in strisce preparate dai pusher sugli schermi dei loro telefoni cellulari, in modo da velocizzare al massimo la vendita, circoscrivendone il consumo direttamente nel luogo dello scambio. In questo modo gli spacciatori vendevano centinaia di dosi dall’apertura dei cancelli fino alla fine delle partite casalinghe dell’Hellas Verona.
Al termine dell’indagine, condotta dai poliziotti della Squadra mobile veronese, il giudice per le indagini preliminari ha emesso i provvedimenti cautelari, eseguiti dagli agenti della Questura, nei confronti di 12 appartenenti al gruppo criminale.
Si tratta di una custodia cautelare in carcere, quattro arresti domiciliari e sette obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria, predisposti nei confronti di persone accusate di detenzione ai fini di spaccio di cocaina.
Eseguite anche 14 perquisizioni personali e locali che hanno portato al sequestro complessivo di 110 grammi di cocaina, 2,7 chili di hashish e 200 grammi di marijuana, bilancini di precisione e materiale per il confezionamento.
L’attività investigativa portata a termine dalla Mobile in collaborazione con il Servizio centrale operativo della Polizia di Stato, ha preso il via subito dopo l’arresto in flagranza di reato di un pusher, trovato in possesso di 50 grammi di cocaina, il quale, insieme alla sua compagna, vendeva la droga a numerosi ultras dell’Hellas Verona, all’interno della curva sud del Bentegodi e in un bar nei pressi dello stadio, luogo di ritrovo dei tifosi sia prima che dopo le partite, e nel quale la donna lavorava come barista.
I poliziotti hanno eseguito numerose attività tecniche, documentando l’attività di spaccio della coppia e facendo luce sull’intensa attività illegale svolta dagli spacciatori che, in occasione delle partite, trasformavano i bagni dell’impianto sportivo in un “bazar della cocaina” all’interno del quale avvenivano centinaia di cessioni di droga.
Per eludere i controlli ai varchi d’ingresso della curva, la droga era introdotta dagli indagati ben nascosta nell’abbigliamento intimo e nelle scarpe.
L’operazione, oltre a fermare l’attività illegale, ha eliminato uno dei fattori di rischio capaci di generare aggressività e violenza negli assuntori di cocaina che, in stato di alterazione, possono diventare un serio pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica all’interno dello stadio.
L’indagine ha coinvolto anche l’attività di spaccio che avveniva all’interno del bar vicino allo stadio, nel quale si poteva sempre trovare la droga, non soltanto nei giorni in cui si svolgevano le partite. Anche per questo il questore di Verona Roberto Massucci, ne ha disposto la sospensione della licenza per 30 giorni, ai sensi dell’articolo 100 del testo unico leggi di pubblica sicurezza (Tulps).
All’esecuzione delle misure cautelari ha preso parte anche personale del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato e delle Squadre mobili di Venezia, Padova e Vicenza; utilizzate anche alcune Unità cinofile e pattuglie del Reparto prevenzione crimine.