Dopo l’ottimo risultato del mese precedente, la performance del mercato del lavoro nello scorso mese di luglio è molto meno buona, con il tasso di disoccupazione che sale di 0,2 punti al 7,6% (quello giovanile scende al 22,1%) e quello di occupazione che scende al 61,3% (-0,2 punti) dopo sette mesi ci crescita consecutiva.
Nel dettaglio dei dati Istat (link al report completo in pdf), si scopre una crescita su base mensile del numero di persone in cerca di lavoro (+1,9%, pari a +37mila unità) e del numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (+0,1%, pari a +14mila unità), mentre rispetto a luglio 2022 diminuiscono sia le persone in cerca di lavoro (-3,8%, pari a -76mila unità) che gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-2,9%, pari a -371mila).
Quanto all’occupazione, la diminuzione rispetto al mese precedente è pari a 73mila unità e riguarda la fascia tra i 25 e i 49 anni (sia uomini che donne, sia dipendenti che autonomi). Il numero degli occupati scende così a 23milioni 513mila, restando comunque superiore di 362mila a quello di luglio 2022.
Su base trimestrale (maggio-luglio 2023)si registra un aumento del livello di occupazione dello 0,5% (119mila occupati) rispetto al periodo febbraio-aprile dell’anno in corso.
“I dati, certamente non favorevoli, vanno valutati con molta attenzione e prudenza. Infatti, se alla luce delle dinamiche storiche luglio è spesso un mese in cui si registra un calo degli occupati e dopo sette mesi di crescita ininterrotta, tra novembre 2022 e giugno del 2023, gli occupati sono aumentati di 347mila unità, un ridimensionamento potrebbe essere considerato fisiologico, ma non vanno trascurati i rischi che questo andamento possa rappresentare il primo segnale di un’inversione di tendenza. Il ridimensionamento, registrato prevalentemente tra i dipendenti a termine, potrebbe, infatti, riflettere le attese delle imprese, anche dei servizi, di un prolungato rallentamento dell’attività. La vera cartina di tornasole sarà, inevitabilmente rappresentata, dall’andamento del mese di settembre con il ritorno alla piena operatività di molte aziende”: questo il commento dell’Ufficio Studi Confcommercio.