Il rallentamento in atto maggior parte dei Paesi europei ha ormai coinvolto anche l’economia italiana, che aveva reagito meglio di altre ai danni causati dalla pandemia. Dopo un secondo trimestre 2023 negativo, infatti, anche le dinamiche dei mesi estivi sono state molto deboli: la stima che l’Ufficio Studi confederale affida all’ultimo numero di Congiuntura Confcommercioparla di una diminuzione dello 0,1% in termini congiunturali sia ad agosto che a settembre. Nel terzo trimestre si avrebbe dunque una crescita del Pil dello 0,1% rispetto al periodo aprile-giugno e dello 0,2% su base annua. Non sarebbe possibile, di conseguenza, raggiungere l’obiettivo di una crescita all’1% a fine anno e dunque è ora possibile stimare un +0,8% (era +1,2% nella previsione precedente), mentre anche per il 2026 c’è un taglio da +1% a +1,3%. Il 2023, ha spiegato il direttore dell’Ufficio Studi Mariano Bella, è “caratterizzato da fibrillazioni ereditate dalla fine del 2022. Nel 2024 si proseguirebbe con variazioni congiunturali trimestrali attorno a 0,3-0,4, il profilo attuale è ai limiti della recessione tecnica, ma niente di drammatico sotto il profilo sostanziale”.
Le incertezze e le difficoltà del quadro economico si leggono anche nella debolezza dei consumi. Non a caso ad agosto l’Indicatore Consumi Confcommercio è sceso dello 0,2% su base annua, per effetto della flessione della domanda di beni (-1,1%), non compensata completamente dalla crescita sul versante dei servizi (+1,3%). Su base mensile, si confermano in recupero l’automotive (+16,3%), i servizi ricreativi (+12,7%) e i trasporti aerei (+11,7%), mentre poco dinamici appare la domanda sul fronte di alberghi e pasti e consumazioni fuori casa (+0,3%). In negativo, di nuovo, si abbigliamento e calzature (-0,6%) e consumi di beni alimentari (-3%).
L’Ufficio Studi Confcommercio stima che in due anni le famiglie italiane hanno cercato di sostenere i consumi intaccando la ricchezza finanziaria, con una perdita reale di 17.600 euro di potere d’acquisto. “Nel 2022 una parte del decumulo – ha affermato Bella – è andata a sostenere i consumi (il resto è dovuto all’andamento negativo dei mercati); quest’anno c’è il problema di ripristinare il livello di ricchezza finanziaria; questo fenomeno toglierebbe mezzo punto alla variazione percentuale dei consumi nell’anno in corso”, che crescerebbero quindi solo dell’1% invece che dell’1,5%.
Per quanto riguarda infine i prezzi al consumo, anche a settembre ci si attende un proseguimento del percorso di rientro: la stima dell’Ufficio Studi è di una variazione congiunturale nulla e di una crescita annua del 5,3%. L’inflazione di fondo continua a rallentare, a conferma del processo di attenuazione delle pressioni accumulatesi negli ultimi anni. “Il valore tendenziale dell’inflazione di ottobre, in assenza di shock, scende dal 5,3% all’1,9%”, ha sottolineato Bella spiegando che “la nostra previsione per settembre è uno zero che porterebbe il tendenziale al 5,3%”, e per ottobre la previsione è di uno “0,1% congiunturale. Con queste due variazione congiunturali, il tendenziale scende da 5,3 a 1,9%, come per i miracoli”.