Dopo il calo di agosto, a settembre il tasso di disoccupazione totale sale al 7,4% (+0,1 punti), con quello giovanile, pari al 21,9%, che scende di 0,1 punti. Così la stima preliminare diffusa dall’Istat (link ai dati completi in pdf), dalla quale emerge anche che il tasso di inattività scende al 33,2% (-0,2 punti) grazie a un calo del numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni di 92mila unità. Rispetto a settembre 2022 in diminuzione sia il numero di persone in cerca di lavoro (-5,1%, pari a -101mila unità) sia il numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (-3,6%, pari a -459mila).
Di diverso tenore i dati sul fronte dell’occupazione, con una crescita di 42mila unità rispetto al mese precedente. Il numero degli occupati si attesta a 23milioni 656mila, ovvero il dato più alto dal 1977, anno d’inizio delle serie storiche ricostruite, con una crescita rispetto a settembre 2022 di 512mila unità. Il tasso di occupazione sale al 61,7% (+0,1 punti). L’aumento dell’occupazione su base mensile (+0,2%) è sintesi della crescita tra gli uomini, i dipendenti permanenti, gli autonomi, gli under35 e tra chi ha almeno 50 anni, da un lato, e del calo registrato tra le donne, i dipendenti a termine e tra i 35-49enni, dall’altro. Rispetto a settembre 2022, si registra un aumento di 443 mila dipendenti permanenti e di 115 mila autonomi; il numero dei dipendenti a termine risulta invece inferiore di 47 mila unità.
“In crescita sia sul mese precedente, sia sul mese corrispondente, anche a settembre il mercato del lavoro evidenzia segnali confortanti: gli occupati nel complesso, nella media dei primi nove mesi del 2023, sono cresciuti di 437mila unità e le persone in cerca di occupazione si sono ridotte di 118mila unità, portando il tasso di disoccupazione medio al 7,6%, sei decimi di punto in meno rispetto al 2022; anche la crescita del tasso di disoccupazione va letta favorevolmente: una quota di inattivi o scoraggiati rientra nel mercato del lavoro attraverso azioni di ricerca di impiego”: questo il commento dell’Ufficio Studi di Confcommercio ai dati sull’occupazione a settembre diffusi dall’Istat.
“Particolarmente significative le indicazioni secondo la tipologia contrattuale, a dimostrazione di livelli occupazionali che si rafforzano nelle forme stabili e di maggiore qualità, mentre si ridimensiona la componente a termine. Gli occupati alle dipendenze, infatti, oltre a proseguire la crescita dei mesi precedenti, evidenziano nella media del periodo un incremento di 375mila unità rispetto al 2022, sintesi di un sensibile aumento di quelli a carattere permanente, +475mila unità, e di una flessione delle posizioni a termine, pari a 100mila unità. Buona, finalmente – conclude l’Ufficio Studi – anche la performance della componente dei lavoratori autonomi che segnalano la crescita tendenziale più elevata dell’anno in corso (+115mila rispetto al 2022) e, comunque, nella media dei nove mesi esibiscono un incremento di 62mila unità, un segnale che sembra dimostrare il graduale, anche se lento, recupero delle posizioni perse nella fase acuta della pandemia”.