MONZA – La Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori di Monza, nel favorire l’umanizzazione delle cure, realizzerà nel prossimo anno dedicato ai 850 anni dalla fondazione dell’ospedale due progetti – “Medicina e Filosofia: una relazione da riscoprire” e “Il dono della voce” , coordinati da Milena Provenzi – medico psichiatra, coordinatore del Day Hospital di Psichiatria dell’Ospedale San Gerardo e Antonetta Carrabs, scrittrice, poeta, giornalista, presidente de La Casa della Poesia di Monza.
“In una società in continua trasformazione i medici si trovano ad affrontare costantemente nuove criticità e nuove sfide – spiega Provenzi – . La tecnologia ha cambiato radicalmente le modalità di comunicazione con i pazienti, puntiformi, sempre più brevi e spesso da remoto. La pandemia, tuttavia, ha evidenziato con grande chiarezza il ruolo centrale che ancora riveste la relazione umana, troppo spesso trascurata o sottovalutata nella sua dimensione empatica. La richiesta costante di efficienza e produttività pone la collettività professionale di fronte ad un senso crescente di inadeguatezza e non di rado porta a dimenticare la centralità della relazione anche nel rapporto di cura. La riscoperta del legame tra medicina e filosofia, anche se spesso presente sottotraccia sin dalle origini della professione, può fornire un aiuto concreto in un mondo dove l’accelerazione e la fugacità dei contenuti rischiano di alimentare l’alienazione”.
“Il contributo di filosofi, professionisti della salute mentale e della relazione, nonché di esperti di bioetica si pone – come obiettivo primario – quello di favorire l’opportunità di una sperimentazione, da parte della popolazione generale, che offra una diversa accezione del contesto ospedaliero – aggiunge Antonetta Carrabs -. Tale proposta non si rivolge al solo personale dell’ospedale ma vuole creare un progressivo avvicinamento ad una realtà solitamente vissuta con connotati negativi, quale è il contesto della sofferenza: affrontare le nuove modalità di relazione che i cambiamenti tecnologici e societari ci impongono è dovuto; analizzare le criticità e le peculiarità della relazione medico – paziente, mutate a seguito della pandemia da SARS – CoV – 2 è necessario e promuovere nuovi spunti di riflessione per prepararsi alle sfide del futuro sicuramente utile”.
L’iniziativa proposta è patrocinata da: Comune di Monza, Ordine dei Giornalisti della Lombardia, Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Monza e Brianza, Nonsolosophia. Ha inoltre ottenuto il riconoscimento dei crediti formativi dagli Ordini dei Giornalisti e dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Monza e Brianza. Viene supportata dal contributo della Fondazione della Comunità di Monza e Brianza onlus.
Il dono della voce
Un progetto innovativo, in cui la Fondazione IRCCS San Gerardo si pone come antesignano di un nuovo accesso alla lettura, tramite un QR code che raggiunga tutti i pazienti. Al momento dell’apertura della cartella clinica, di degenza o di Day Hospital, ai pazienti verrà consegnata un a cartolina recante un QR code. Tramite la scansione, e usufruendo del Wi-Fi dell’ospedale , i pazienti – con il loro dispositivo mobile – potranno ascoltare letture che li accompagnino durante il tempo della cura.
“Nell’ambito della degenza ospedaliera – sottolinea il presidente della Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori Claudio Cogliati – è necessario ricordare come i pazienti vivano questa esperienza come un avvenimento straordinario, che può avvenire in modo inatteso o prestabilito. Inevitabilmente ne conseguono vissuti psicologici, legati sia alla motivazione che all’accettazione del ricovero, che inevitabilmente sottopongono il paziente a contingenze restrittive, in termini di solitudine e sovvertimento della quotidianità. L’ambiente fisico dell’ospedale, di per sé, può essere fonte di disagio, a cui si aggiunge lontananza dalla famiglia e dagli affetti, abbandono delle vecchie abitudini, necessità di adeguarsi all’organizzazione e agli orari dell’ospedale, rumori, limitazioni dello spazio personale ed infine perdita della propria intimità” .
“Dal momento in cui entra in ospedale, e in particolare nella propria camera, il paziente, già preoccupato per la malattia, è obbligato a sperimentare una serie di situazioni nuove ma, soprattutto, il silenzio e la solitudine determinata dalla dilatazione del tempo dell’attesa – rimarca il professor Massimo Clerici, direttore del Dipartimento di Salute Mentale – . Talvolta si vede costretto a fare conoscenza con gli altri degenti della camera, entrando a far parte di un ordine sociale nuovo e a lui sconosciuto, relazionarsi al personale medico e infermieristico, sottoporsi ad esami, sempre richiesto di essere collaborativo e disponibile agli interventi ritenuti necessari. Nell’ambito della degenza, per alcuni pazienti la situazione di cura può essere ulteriormente gravosa: pazienti con limitazioni fisiche, pazienti isolati, pazienti che devono essere sottoposti a lunghi trattamenti. Spesso in queste situazioni viene meno anche la spinta o la possibilità di interagire con il personale e con gli altri co-degenti; si può determinare, allora, una ricaduta anche in termini di benessere psicofisico e di aderenza al trattamento. Spesso infatti la patologia diventa il focus di attenzione, dimenticando – e soprattutto sottovalutando – il fatto che un successo terapeutico dipenda anche dalle risorse e dal vissuto del paziente”.
“Il progetto – conclude Cogliati – è stato concepito come un dono che possa alleviare la solitudine del paziente, arrivando anche a coloro che non riescono a mantenere un contatto fisico – relazionale, cioè la possibilità di un ascolto che li possa accompagnare, secondo tempi da loro stabiliti, nell’ambito del ricovero. Una voce e una musica che possano essere avvolgenti come un abbraccio e, al contempo, possano spostare il pensiero su un altrove diverso e rassicurante”.
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