Dopo il marginale segno più di ottobre prosegue anche a novembre la relativa crescita delle vendite al dettaglio, che nelle stime preliminari Istat fanno segnare una crescita congiunturale dello 0,4% in valore e dello 0,2% in volume. Su base tendenziale, invece, c’è un aumento dell’1,5% in valore e un calo in volume del 2,2%. Per quanto riguarda il trimestre settembre-novembre le vendite al dettaglio calano sia in valore (-0,1%) che in volume (-0,8%).
Per i beni alimentari c’è una crescita in valore (+0,2%) e una diminuzione in volume (-0,2%) su base mensile, mentre il confronto con novembre 2022 dà una crescita del 4,1% in valore e un calo del 2% in volume. Quanto ai non alimentari le vendite aumentano sia in valore (+0,6%) che in volume (+0,4%) sull’ottobre precedente, ma calano dello 0,3% e del 2,3% rispettivamente su base annua. Le variazioni tendenziali sono eterogenee tra i vari gruppi di prodotti: l’aumento maggiore riguarda i Prodotti di profumeria e cura della persona (+5%), mentre a registrare il calo più consistente sono Elettrodomestici, radio, tv e registratori (-4,1%).
Rispetto a novembre 2022, il valore delle vendite al dettaglio è in crescita per la grande distribuzione (+3,4%) e il commercio elettronico (+0,6%), mentre scendono le vendite delle imprese operanti su piccole superfici (-0,3%) e quelle al di fuori dei negozi (-0,9%).
“Anche le vendite del mese di novembre testimoniano la salute di un contesto economico che nell’ultima parte del 2023 sembra aver superato la fase più critica. Per il secondo mese consecutivo si è registrata una variazione congiunturale positiva in termini di volumi venduti, stima confortata anche da una revisione al rialzo del dato di ottobre. La repentina riduzione dell’inflazione, associata a un mercato del lavoro ancora solido, e il conseguente miglioramento della fiducia, sembrano aver spinto le famiglie verso atteggiamenti di spesa meno cauti che in passato. La nostra valutazione prospettica sui consumi resta moderatamente favorevole. Il test sui saldi invernali, di grande importanza per la costituzione di un buon trascinamento per il 2024, anno comunque denso di difficoltà, dirà se queste tendenze si possono considerare durature”: così l’Ufficio Studi di Confcommercio sui dati Istat.
“D’altra parte, non si deve trascurare che il confronto tendenziale resta ancora negativo in termini reali, con alcuni settori che accusano perdite molto rilevanti. In particolare, dal confronto tra i primi undici mesi del 2023 con l’analogo periodo del 2019, emerge che i volumi delle vendite al dettaglio sono ancora inferiori del 3,6%, con gli alimentari sotto del 5,5%. Quest’evoluzione – conclude l’Ufficio Studi – ha fortemente penalizzato soprattutto i negozi di prossimità: le imprese di minori dimensioni, che crollano sui volumi, stentano addirittura a recuperare l’inflazione, gettando qualche ombra sulla possibilità di contrastare il rischio di desertificazione commerciale in tante aree del Paese”.