Si approfondisce il “rosso” della produzione industriale, che dopo il segno meno frazionale di ottobre nel novembre scorso è diminuita dell’1,5% rispetto al mese precedente, del 3,1% su base annua e dello 0,8% su base trimestrale. Così l’Istat nelle stime preliminari, specificando che rispetto allo mese precedente si sono registrate riduzioni congiunturali in tutti i comparti: beni strumentali (-0,2%), beni intermedi e i beni di consumo (-1,8% per entrambi) e, in misura più marcata, energia (-4%). Su base annua si registrano incrementi tendenziali per energia (+1%) e beni strumentali (+0,6%), mentre sono in calo beni di consumo e beni intermedi (-5,7% in ambo i casi).
Tra i settori di attività economica la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati cresce ampiamente su tendenziale (+13,1%), seguita da fabbricazione di mezzi di trasporto (+2,1%) e di macchinari e attrezzature (+0,8%). Le flessioni maggiori si registrano nell’industria del legno, della carta e della stampa (-12,7%), nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-9,3%) e nella fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (-8,5%).
“Il deciso calo registrato dalla produzione industriale a novembre è un segnale della complessità della fase che stiamo attraversando. In un contesto in cui molti indicatori evidenziano rassicuranti progressi, il deciso calo dell’attività industriale evoca, ancora una volta, come l’obiettivo di una crescita superiore all’1% nel 2024 non sarà facile da raggiungere. La flessione della produzione è un fenomeno sostanzialmente diffuso con preoccupanti dati negativi per la produzione dei beni di consumo, a conferma del permanere di elementi di fragilità della domanda delle famiglie, confermata dai recenti dati sul turismo di novembre che, se da un lato testimoniano la formidabile attrattività del nostro Paese, col turismo straniero sopra i livelli del 2019, dall’altro cristallizzano segni di regresso della domanda interna”: questo il commento dell’Ufficio Studi di Confcommercio.