CHIASSO – Nei giorni scorsi i funzionari dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli della Sezione Operativa Territoriale di Chiasso e i militari della Guardia di Finanza in forza al Gruppo Ponte Chiasso (Como) hanno sottoposto a controllo un viaggiatore di nazionalità italiana, residente in Svizzera, a bordo di un treno TILO in entrata Stato proveniente da Lugano e diretto a Milano.
La dichiarazione di non avere nulla, resa all’atto dell’ordinario controllo doganale eseguito ai sensi degli artt. 19 e 20 del D.P.R. n. 43/73 (Testo Unico delle Leggi Doganali, TULD), non convinceva gli operanti che decidevano di approfondire gli accertamenti in ufficio.
Nel bagaglio personale del viaggiatore veniva rinvenuto uno scatolone contenente quasi quattordici chili di perle coltivate, sia confezionate in matasse di fili, sia sfuse in sacchetti, prive di alcuna documentazione commerciale di scorta, rispetto alle quali il transitante dichiarava di non avere con sé la fattura ma che l’avrebbe prodotta successivamente.
A seguito della sospensione dello svincolo della merce in attesa di ulteriori accertamenti, con iniziale qualificazione giuridica del fatto in ambito esclusivamente amministrativo, alcuni giorni dopo il fermo il viaggiatore faceva pervenire una fattura apparentemente riconducibile, per quantità, ai prodotti intercettati, ma il cui valore dichiarato -di poco superiore a settemila euro-, non appariva per nulla congruo rispetto al carico fermato, che mostrava una estrema varietà dei singoli pezzi (per dimensioni, per forma, per lucentezza, per colore, per peso, etc.) e, per di più, un valore in tutta evidenza ben più elevato di quello dichiarato, ma di difficile immediata quantificazione.
Si procedeva, pertanto, a chiedere perizia al Laboratorio Chimico di Venezia, ufficio di ADM con specifiche competenze analitiche nel settore gemmologico, che a seguito dell’analisi gemmologica eseguita su di un congruo numero di campioni di perle, sia sfuse, sia in fili, aventi caratteristiche omogenee e rappresentative dei lotti di riferimento, attribuiva al carico sequestrato la qualità (e il rispettivo grado, secondo lo standard GIA, Gemmological Institute of America) di perle coltivate in acqua salata del tipo “akoya” (cd. perle giapponesi), e in minima parte del tipo “south sea” (cd. perle australiane), per un valore commerciale complessivo di 143.000 euro.
Pertanto, emersa la natura penale della fattispecie in trattazione, i verbalizzanti procedevano alla denuncia a piede libero del viaggiatore, alla contestazione di contrabbando ai sensi degli art. 282 e ss. del DPR 43/1973 (TULD) e di evasione di IVA all’importazione ex art. 70 del DPR 633/72, con conseguente sequestro probatorio dell’intera partita di merce.