Il 3 gennaio in Valle d’Aosta si è alzato il sipario sulla stagione dei saldi invernali, poi partiti dal 5 in tutte le altre regioni. Saranno 15,8 milioni le famiglie che si dedicheranno allo shopping scontato e ogni persona spenderà circa 137 euro, per un giro di affari di 4,8 miliardi di euro.
Ma come sta andando? Dopo il calo medio del 4,5% fatto registrare a gennaio, anche a febbraio si è registrato un risultato negativo (-4,6%) rispetto allo stesso mese dello scorso anno secondo il monitoraggio effettuato da Federazione Moda Italia-Confcommercio. Il 49% delle imprese ha registrato una diminuzione delle vendite, il 26% una crescita e il 25% una stabilità.
Per il presidente Giulio Felloni “neanche i saldi di febbraio, con le percentuali di sconto più elevate, sono riusciti a invertire il trend dei consumi nel settore moda che registrano una flessione di 216 milioni di euro sull’obiettivo stimato di 4,8 miliardi. Pur in una situazione complicata, non dobbiamo cercare alibi. Siamo imprenditori e vogliamo lavorare, competere, continuare a garantire il mantenimento dei posti di lavoro e nuova occupazione, far crescere il prodotto interno lordo, rendere – con le nostre vetrine e le nostre luci – più attrattivi, belli e sicuri i nostri centri, le nostre vie e piazze. È fondamentale intervenire rapidamente e adottare strategie per rimanere competitivi sul mercato anche attraverso una formazione mirata”.
“Siamo convinti – prosegue Felloni – che la stretta relazione tra sostenibilità ambientale, economica e sociale possa rappresentare una chiave di ripresa e sviluppo del settore. Invitiamo i consumatori a prestare particolare attenzione, nelle scelte di acquisto, alla qualità, ai processi di produzione e alla responsabilità sociale delle aziende nella catena di approvvigionamento perché ad un prodotto di qualità corrisponde un prezzo congruo che è determinato anche dalle ore di lavoro regolarmente pagate nel rispetto dei contratti di lavoro, delle norme sulla salute degli addetti e sulla salubrità dei luoghi di lavoro. E tutto questo ha un costo per cui Federazione Moda Italia ha evidenziato al ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, all’incontro del Tavolo della Moda, l’urgenza di un intervento del Governo in risposta alle istanze del settore. In particolare abbiamo richiesto l’introduzione di un ‘bonus moda’ per incoraggiare pratiche sostenibili non solo dal punto di vista ambientale, ma anche economico e sociale e contrastare, sulla stregua di quanto sta accadendo anche in Francia, gli effetti distorsivi di quel fast fashion che non solo popola ed attrae consumi veloci sul web, ma è anche sempre più presente nelle nostre città”.
“Ai nostri fornitori – conclude Felloni – chiediamo di lavorare insieme per trovare soluzioni comuni riguardo ai pagamenti, alla disponibilità della merce e ai tempi di consegna dei prodotti, considerando che il fashion retail non potrà più sostenere nell’immediato futuro marginalità ridotte, tassazione elevata e affitti onerosi. È quanto mai indifferibile un accordo di filiera”.