Nel secondo mese dell’anno anno le vendite al dettaglio riprendono un po’ di slancio dopo il risultato non certo indimenticabile di gennaio, con l’Istat che nelle stime preliminari indica un aumento mensile dello 0,1% sia in valore che in volume, mentre su base annua c’è un aumento del 2,4% in valore e dello 0,32% in volume. Le vendite dei beni alimentari aumentano dello 0,1% in valore e in volume volume su base congiunturale, e lo stesso andamento si riscontra in confronto a febbraio 2023 (+3,9% in volume e +0,4% in valore). Quanto ai non alimentari c’è un progresso dello 0,2% in valore e dello 0,1% in volume su base congiunturale, mentre il dato annua parla di un progresso dell’1,1% in valore e dello 0,5% in volume.
Nel trimestre novembre 2023-gennaio 2024, in termini congiunturali, le vendite aumentano in valore (+0,1%) e in volume (+0,3%), con le vendite dei beni alimentari stazionarie in valore e giù in volume (-0,7%), mentre quelle dei beni non alimentari crescono in valore (+0,2%) e calano (-0,1%) in volume.
Per quanto riguarda i beni non alimentari, si registrano variazioni tendenziali eterogenee tra i gruppi di prodotti: l’aumento maggiore riguarda i Prodotti di profumeria e cura della persona (+7,7%), mentre la diminuzione più forte è per Dotazioni per l’informatica, telecomunicazioni e telefonia (-1,8%).
Rispetto a febbraio 2023, il valore delle vendite al dettaglio è in crescita per la grande distribuzione (+4%) e le vendite l di fuori dei negozi (+1%), mentre il commercio elettronico è in calo dello 0,5%.
“Dato che, seppur non brillante, presenta alcuni elementi che portano a guardare con meno pessimismo alle prospettive della domanda per consumi. Infatti dopo quasi un biennio le vendite a volume sono tornate a segnare un moderato incremento nel confronto annuo, periodo ancora più lungo se si guarda alla sola componente alimentare. Il dato italiano, letto nel contesto europeo, si conferma lievemente meno negativo, in particolare nel confronto con la Germania. La repentina discesa dell’inflazione sta forse cominciando a produrre i suoi effetti sui comportamenti delle famiglie”: questo il commento dell’Ufficio Studi di Confcommercio ai dati Istat.
“Non vanno comunque trascurati – conclude l’Ufficio Studi – gli elementi di criticità che sono ancora presenti. Per il commercio tradizionale, al netto dell’inflazione, il dato nel confronto annuo si mantiene negativo. Allo stesso tempo per alcuni segmenti, quali l’alimentare, l’abbigliamento e le calzature, la modesta crescita di febbraio ha solo attenuato le consistenti cadute della domanda registrate negli ultimi anni.