MILANO – L’Unità investigazioni e prevenzione della Polizia Locale di Milano ha concluso in questi giorni un’indagine durata circa due anni per contrastare il fenomeno delle cosiddette “patenti facili”. Tra gli indagati 5 sono organizzatori della frode e oltre 30 i neopatentati che hanno usufruito del servizio.
Al termine delle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Milano, Dipartimento II, il Gip ha emesso un ordine di custodia cautelare domiciliare a carico di una donna cinese, il dominus e organizzatore del sistema fraudolento, nonché diversi decreti di perquisizione a carico degli altri soggetti indagati, tra i quali una guardia particolare giurata in servizio presso la motorizzazione che eludeva di effettuare i controlli dei candidati durante le fasi d’esame e a carico di un agente della Polizia Locale che aveva il compito di fare il suggeritore da remoto per fornire le risposte dei quiz, il reclutatore dei candidati e i collaboratori.
L’ambito di intervento è stato il quartiere di Chinatown dove alcuni cittadini di stranieri, prevalentemente di nazionalità cinese, si sono affidati a vari soggetti dediti ad agevolare in modo illecito il superamento dell’esame teorico per la patente di guida anche per chi non conosceva ancora la lingua italiana. Le indagini, iniziate con pedinamenti e appostamenti, sono culminate con una rete di intercettazioni telefoniche che si è avvalsa anche di traduttori di madre lingua cinese e araba, e che ha permesso di delineare il modus operandi attuato dai criminali.
Gli aspiranti candidati per conseguire la patente di guida pagavano tra 3mila e 5mila euro, quindi venivano adeguatamente istruiti sulle modalità per ricevere le giuste risposte ai quiz della prova d’esame.
I malviventi di fatto offrivano un “pacchetto completo” ai clienti che prevedeva anche il disbrigo delle pratiche burocratiche inerenti la domanda da presentare alla motorizzazione, l’accompagnamento del candidato il giorno dell’esame in taxi in via Cilea presso la sede della motorizzazione civile. Il sistema fraudolento prevedeva di suggerire in tempo reale ai candidati le risposte corrette ai quiz, mentre svolgevano la prova d’esame con l’uso di auricolari e microcamere, collegate a apparecchiature elettroniche, nascoste sotto gli abiti, per eludere i tutti i controlli. I suggerimenti venivano forniti dall’esterno, in collegamento audio-video, con un soggetto italiano che all’orario stabilito veniva collocato in un locale nel quartiere cinese.
Le ordinanze sono state eseguite all’alba di martedì 9 aprile presso i luoghi di dimora dei soggetti e presso la sede di un’autoscuola compiacente dove uno degli indagati lavora. In seguito a perquisizione sono stati rinvenuti e sequestrati 160mila euro in contante, orologi e altri oggetti preziosi nonché la strumentazione elettronica utilizzata per l’attività fraudolenta.
Contestati plurimi reati: falsa redazione di certificati medici attestanti l’idoneità per il conseguimento della patente di guida; reati informatici per l’intercettazione fraudolenta di comunicazioni relative ad un sistema informatico utilizzato dallo Stato; reati contro la Pubblica Amministrazione quali l’istigazione e la corruzione di una persona incaricata di un pubblico servizio; la corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio.
L’ indagine ha accertato che nel periodo di interesse investigativo, sono stati almeno 30 i soggetti, tutti deferiti all’Autorità Giudiziaria, riusciti a conseguire la patente mediante tale sistema fraudolento. Per molti altri autori di condotte analoghe gli accertamenti sono in corso.
Particolarmente preziosa la collaborazione fornita agli inquirenti dalla direzione della motorizzazione civile.