ROMA – Si è tenuta a Roma la prima Giornata Nazionale del Grossista, organizzata da Fedagromercati-Confcommercio, alla presenza del presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, del Viceministro delle Imprese e del Made in Italy Valentino Valentini, del presidente di Fedagromercati-Confcommercio, Valentino Di Pisa e degli “stakeholders” del sistema agroalimentare italiano, dalla produzione alla distribuzione. Durante l’iniziativa è stata presentata l’indagine “Il Grossista, l’identikit di una professione”, realizzata attraverso la raccolta di interviste dirette agli imprenditori e la diffusione di un questionario distribuito ad un campione di operatori proveniente da tutti i principali mercati italiani.
Dall’analisi risulta che la professione del grossista riguarda piccole e medie aziende, a conduzione familiare, con un fatturato minimo che varia dai 3 milioni ai 20 milioni (72%), con una parte minore che raggiunge anche i 40 milioni all’anno (28%). Settore vivo e dinamico (53% ha dichiarato che il suo fatturato è cresciuto fra il 2019 e 2023), è risultato che la maggior parte del campione ritiene necessario un rafforzamento ulteriore della categoria e del suo ruolo attraverso l’innovazione nei servizi e nei prodotti (30%), il miglioramento della qualità (16%) e il controllo dei costi (16%). I clienti dei grossisti rimangono principalmente i dettaglianti (28%), seguiti subito dagli ambulanti (17%) e da altri grossisti (23%). Crescono i rapporti con l’horeca e con la GDO attraverso l’offerta di nuovi servizi: al primo posto selezione e stoccaggio, al secondo posto la frigoconservazione ed al terzo posto consegna diretta al cliente.
Le sfide principali che emergono dai dati raccolti sono tre: il ricambio generazionale (fra il 2001 ed il 2010 l’ingresso di nuove professionalità è calato in modo considerevole, solo 16% entrato in questo mondo); il passaggio all’orario diurno di lavoro, per cui risulta infatti che la maggior parte dei mercati lavora a partire dalle ore 2o 3 di notte (49%) ma avanzano nuovi trend, cioè spostare in avanti l’apertura delle contrattazioni (29%) o passare al diurno (37%); l’ammodernamento delle strutture attraverso la collaborazione con gli enti gestori (31%), investendo su servizi di logistica ed informatizzazione (17%) e sostenibilità (11%).
“I grossisti – dichiara Caro Sangalli, presidente di Confcommercio – sono una categoria tradizionale del nostro sistema di approvvigionamento alimentare, ma sono, comunque, una categoria giovane. Un quarto dei vostri associati ha meno di 40 anni, la metà ne ha meno di 50 e il ricambio nelle imprese familiari resta la sfida cruciale. Per questa ragione e per l’integrazione con il resto della filiera la vostra categoria sta rispondendo in modo reattivo al cambiamento. Certo restano le criticità storiche, dagli investimenti alla burocrazia. Ma oltre alle antiche criticità, ci sono poi le sfide dei nostri giorni, come quella della sostenibilità ambientale e quella della transizione digitale. Ed entrambe riguardano tutti, cittadini ed imprese, compreso il vostro mondo. Richiamando ancora i vostri dati, mi pare che uno delle vostre priorità sia proprio la sfida digitale. E qui vorrei fare una riflessione che nasce proprio dall’uso della tecnologia. La questione non è quale tecnologia usiamo ma come la usiamo. L’innovazione – dalla stessa intelligenza artificiale fino alla genetica – richiede infatti l’esercizio condiviso della responsabilità. Responsabilità che, come associazione e come imprese, ci è richiesta anche nell’altra sfida che richiamavo, quella della sostenibilità. Un tema centrale per una categoria che gestisce il prodotto alimentare e la logistica dello stesso. Sostenibilità rievoca talvolta la formula “impatto zero”, quasi come se l’obiettivo della sostenibilità fosse la neutralità. A me piace lanciare una sfida: la sostenibilità a cui dobbiamo puntare, non dovrebbe mai essere neutrale, indifferente. Dovrebbe invece assicurare una ricaduta positiva sulla nostra vita quotidiana. In grado, cioè, di cambiarla, in meglio, ovviamente. Le iniziative di un’impresa dovrebbero essere valutate non solo perché “non sprecano”, ma anche per quanto “generano”, per quanto creano di nuovo e di migliore. Questa mi piace chiamarla “sostenibilità generativa”, capace di generare, perché capace di innovazione. E guardate questo “essere generativi”, questa “cultura del fare” è oggi – sempre di più – un esercizio di responsabilità diffusa necessaria nel contesto a complessità crescente in cui viviamo”.
“A livello nazionale – aggiunge Sangalli – l’economia cresce lentamente, ma meglio del previsto. Preoccupano molto, invece, le forti tensioni internazionali. L’inflazione è sotto controllo: quindi, auspichiamo a giugno un taglio dei tassi di mezzo punto per rilanciare la fiducia. Calo demografico, produttività stagnante e bassa partecipazione delle donne al mercato del lavoro: sono, in fondo, questi i problemi da affrontare e risolvere. Occorre, allora, rafforzare gli investimenti e accelerare l’attuazione della riforma fiscale, dentro un’Europa più attenta alle esigenze di famiglie e imprese, anche e soprattutto attenta alle PMI. Responsabilità, dunque, nei confronti di un sistema Italia dentro un’Europa più compiuta, sia per i temi economici che quelli politici. Perché l’Europa è un orizzonte che nessun settore si può permettere di perdere di vista. Responsabilità, dicevo. E come sistema di rappresentanza la Confcommercio porta con sé quella di sottoscrivere alcuni dei più importanti contratti collettivi di lavoro del nostro Paese. A partire da quello del Terziario, che si applica a 3 milioni di dipendenti in Italia. Siamo arrivati di recente, finalmente, al rinnovo di questo contratto. Il contratto – alla fine – è un traguardo complessivo che va oltre al semplice “lavorare”. Perché al contratto sono collegate antiche e nuove tutele, dal welfare alla formazione, che ci permettono di affrontare meglio e con più qualità le sfide della modernità di cui parlavamo prima. Il contratto è al cuore del nostro essere e fare sindacato, della nostra credibilità e autorevolezza come corpo intermedio. Un contratto come il nostro è equilibrato e strategico, non a caso adottato da oltre il 90% delle imprese italiane del terziario, e mette sempre al centro le persone che fanno e si sentono comunità. Come nelle nostre associazioni, fare comunità, fare squadra è l’unico modo che ci permette di far fronte alle grandi sfide del presente e del futuro. Davanti alla complessità del mondo contemporaneo (vale in politica, in associazione o dentro le imprese) nessuno si salva da solo. Nessuno si salva da solo. Perché nessuno dispone di tutta la conoscenza necessaria per gestire tutta l’innovazione, per orientarsi in tutta la complessità del presente”.