MILANO – Nelle scorse ore i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Milano hanno arrestato un cittadino russo, residente in Svizzera, ritenuto uno dei promotori ed organizzatori della fuga di USS Artem dall’Italia, avvenuta il 22 marzo 2023, da cui scaturì una un’articolata d’indagine, avviata dagli stessi Carabinieri e coordinata dalla Procura della Repubblica di Milano.
Il provvedimento restrittivo, una ordinanza di custodia cautelare in carcere, è stato emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Milano e ha accolto integralmente la richiesta della locale Procura in esito a una seconda, articolata e complessa, fase di indagine relativa al reato di procurata evasione in concorso, con l’aggravante del reato transnazionale. Tale ordinanza segue quella emessa dal medesimo Gip di Milano in data 22 novembre 2023 nei confronti di Artem USS, il soggetto evaso, e delle 5 persone che ne hanno consentito materialmente e fisicamente la fuga.
Due dei soggetti sono stati, nel frattempo, catturati nei rispettivi Paesi di origine e consegnati all’Italia; si trovano entrambi detenuti presso il carcere di Opera in esecuzione del provvedimento cautelare. Un terzo soggetto, italiano di origine bosniaca, dopo un periodo di detenzione presso il carcere di Brescia, già dal dicembre 2023, si trova in regime di arresti domiciliari nella medesima provincia lombarda.
Le attività di indagine hanno consentito, in sintesi, di identificare il soggetto facente parte di un livello sovraordinato, da un punto di vista organizzativo, rispetto ai membri del gruppo che hanno materialmente favorito l’evasione di USS. Il destinatario del provvedimento restrittivo, cittadino russo 54enne, si ritiene che abbia:
- monitorato l’esito della decisione della Corte d’Appello di Milano sulla eventuale estradizione di USS negli Stati Uniti d’America, in effetti sfavorevole all’uomo, tale da indurlo a porre in essere il piano che nel frattempo aveva organizzato contattando preliminarmente i componenti della banda che hanno poi realizzato la fuga;
- presenziato, nella fase organizzativa, ai principali incontri con i componenti della banda che ha garantito la fuga; – mantenuto costanti contatti con i familiari di Artem USS al fine di sovraintendere le fasi della organizzazione e realizzazione della esfiltrazione;
- incontrato in più circostanze i componenti della banda ad esfiltrazione avvenuta, in territorio straniero.
I gravi indizi di colpevolezza nei confronti del predetto sono emersi: - da una capillare e approfondita analisi del traffico prodotto dai telefoni (molteplici e di diverse compagnie telefoniche, anche di Paesi esteri) in uso allo stesso, che hanno effettivamente consentito di tracciare le sue posizioni sul territorio italiano, perfettamente compatibili con i luoghi di interesse già individuati dagli investigatori, in particolare quelli dove sono avvenuti incontri e riunioni propedeutiche alle fasi organizzative (in particolare alberghi e ristoranti di lusso della Provincia di Milano);
- analizzando numerose liste di imbarco di voli aerei che hanno permesso di riscontrare la sua presenza nelle diverse città, italiane ed estere, dove sono avvenuti gli incontri preparatori alla fuga; anche mediante la corrispondenza tra i numeri telefonici emersi in Italia e quelli utilizzati per le prenotazioni dei titoli di viaggio;
- individuando e documentando i contatti dell’uomo con l’entourage ed i familiari di Artem USS;
- riscontrando la sua effettiva residenza nel cantone di Ginevra, come emerso in fase investigativa;
- attestando la sua presenza, all’estero, nei giorni e nelle settimane successive alla esfiltrazione, dove ha incontrato alcuni dei soggetti che hanno portato a termine il progetto della fuga.
Inoltre, grazie ad una complessa attività di Open Source Intelligence, gli investigatori sono riusciti a delineare l’esatta rilevanza del destinatario del provvedimento, quale: - imprenditore russo cofondatore del gruppo Pravo.ru, proprietario dell’omonimo sistema di giustizia elettronica che fornisce assistenza ai siti web dei tribunali russi; tale medesima struttura registra anche una importante presenza nel sistema mediatico online russo specializzato in giornalismo legale;
- compartecipe in numerose aziende russe3 unitamente a esponenti della famiglia USS, anche con incarichi dirigenziali di vertice.
Il medesimo soggetto è un appartenente alla aristocrazia russa, in quanto discendente di un Granduca della Georgia, ed è coniugato con una facoltosa donna russa con la quale risulta gestire ulteriori numerosi e complessi asse! aziendali e societari di rilevanza internazionale, in una parte dei quali sono coinvolti gli esponenti della famiglia USS.
In particolare, dalle attività di indagine è emerso il diretto coinvolgimento
della moglie dell’indagato nella titolarità: - di quote della società che gestisce una importante struttura turistica di lusso, in Sardegna, riconducibile alla stessa donna e alla famiglia dell’USS;
- di uno studio legale russo noto come uno dei principali specialisti nell’ottenere le decisioni necessarie presso la Corte Suprema e l’arbitrato di Mosca;
- di un’imponente tenuta di caccia nel territorio di Krasnojarsk, in Siberia, luogo di vacanza preferito di importanti funzionari russi, tra cui il governatore Alexander USS, padre di Artern.
Il Giudice per le indagini preliminari ha accolto integralmente anche la qualificazione giuridica delle condotte contestate da questo Ufficio Procura sulla base delle ricostruzioni dei Carabinieri, in particolare riconoscendo come l’evasione sia risultata pianificata e realizzata da un gruppo di persone riunite che - dopo aver effettuato diversi sopralluoghi, essersi procurate le auto necessarie e aver attivato delle utenze cosiddette “citofono”, espressamente dedicate alla commissione del reato
- hanno prelevato l’USS dall’abitazione dove era detenuto (a Basiglio, in Provincia di Milano) e lo hanno accompagnato alla frontiera con la Slovenia.
Il gruppo operativo e il suo referente e organizzatore, il cittadino russo tratto in arresto, sono stati ritenuti un sodalizio criminale organizzato, impegnato in attività criminali in più di uno Stato, con il coinvolgimento di persone di diversa nazionalità (allo stato soggetti albanesi, serbi, bosniaci e sloveni), che, mediante l’utilizzo di auto immatricolate in più Stati (Italia, Slovenia e Serbia) e di utenze serbe, italiane, bosniache e slovene, hanno adottato una strategia precisa e ben definita, anche diretta a depistare le indagini.
I componenti del gruppo hanno utilizzato un’auto la cui targa non era donata e che è stata fatta “ricomparire” in una zona lontana dalla frontiera terrestre da cui l’evaso è espatriato; inoltre, forti dei contatti intrattenuti in Slovenia, hanno attraversato, il giorno stesso dell’evasione, la frontiera di Gorizia, hanno contattato una agenzia di noleggio auto e hanno condotto un’auto in Bosnia, un’altra auto in Serbia ed una terza auto in Slovenia.