Per il secondo mese consecutivo aumenta la fiducia dei consumatori mentre cala quella delle imprese. Gli indicatori Istat mostrano infatti per i primi un aumento da 96,4 a 98,3 (il valore più elevato da febbraio 2022), mentre per le seconde c’è un calo da 95,1 a 94,5 (il valore più basso da novembre 2023).
In miglioramento tutte le componenti dell’indice di fiducia dei consumatori, a partire dal clima economico e da quello futuro che passano, rispettivamente, da 101,9 a 105,3 e da 95,7 a 98,7, mentre il clima personale sale da 94,4 a 95,8 e quello corrente passa da 97 a 98,1.
Quanto alle imprese, la fiducia peggiora in tutti i comparti ad eccezione delle costruzioni (l’indice va da 101,7 a 104,). In dettaglio, nel settore manifatturiero l’indice diminuisce da 88,2 a 86,8, nei servizi di mercato scende da 97,8 a 97,1 e nel commercio al dettaglio cala da 102,8 a 102,2. Nei servizi di mercato male i giudizi sugli ordini mentre sia le opinioni sull’andamento degli affari che le attese sugli ordinativi migliorano. Nel commercio al dettaglio si stima un peggioramento tanto dei giudizi quanto delle attese sulle vendite, mentre le scorte di magazzino sono giudicate in diminuzione.
Commentando i dati Istat sulla fiducia di imprese e consumatori, il direttore dell’Ufficio Studi Mariano Bella, ha sottolineato che “il dato sulla fiducia di giugno è caratterizzato, come accade da tempo, da andamenti non univoci, se non proprio contraddittori. Da una parte, le famiglie sembrano mostrare un atteggiamento favorevole sia per la situazione attuale sia per le prospettive future, dall’altra, gli imprenditori di quasi tutti i settori evidenziano elementi di forte preoccupazione”. “In molti casi- ha osservato Bella – , le imprese rilevano una debolezza della domanda che non è considerata temporanea, contribuendo a mantenere basse le prospettive nel breve periodo. Tali timori coinvolgono anche il turismo, comparto determinante per le sorti del PIL nell’anno in corso. Gli operatori indicano un netto ridimensionamento degli ordini a breve, con attese non particolarmente favorevoli. Anche il commercio, in particolare quello di prossimità, esprime una fragilità diffusa. Non sarà facile, per il complesso dell’economia italiana, raggiungere una crescita annua attorno o sopra l’1%”.