Dopo l’ottimo risultato di ottobre, a novembre il mercato del lavoro mostra risultati altalenanti con la disoccupazione che continua a calare, mentre l’occupazione cambia di segno e scende anche lei , seppure di poco. Cominciamo dalla prima, con il tasso di disoccupazione che è sceso al minimo storico del 5,7% (-0,1 punti), mentre quello relativo ai giovani tra i 15 e i 29 anni è salito al 19,2% (+1,4 punti). Il numero di persone in cerca di lavoro, indicano le stime provvisorie dell’Istat è diminuito dell’ 1,6% (-24mila unità) per le donne e i 25-49enni, mentre è aumentato nelle altre classi di età e tra gli uomini, anche se di poco. Il numero di inattivi è aumentato (+0,2%, pari a +23mila unità) per gli uomini e gli under 35, diminuisce nelle altre classi d’età ed è rimasto sostanzialmente stabile tra le donne. Il tasso di inattività è salito al 33,7% (+0,1 punti).
Per quanto riguarda invece l’occupazione, detto che il tasso rimane stabile al 62,4%, va sottolineato che il numero di occupati è calato lievemente (-13mila unità), attestandosi a 24 milioni 65mila. La diminuzione ha coinvolto solamente i dipendenti a termine, scesi a 2 milioni 652mila, mentre è cresciuto il numero dei dipendenti permanenti, saliti a 16 milioni 264mila, e sono rimasti sostanzialmente stabili gli autonomi, pari a 5 milioni 149mila. Su base annua, ovvero rispetto allo stesso mese dello scorso anno, l’occupazione è in aumento (+328mila unità) grazie al +500mila dei dipendenti permanenti e al +108mila degli autonomi a fronte del calo dei dipendenti a termine (-280mila).
Il numero di inattivi è cresciuto dello 0,2% (+23mila unità) per gli uomini e gli under35, mentre è diminuito nelle altre classi d’età ed è rimasto sostanzialmente stabile tra le donne. Il tasso di inattività è salito al 33,7% (+0,1 punti).
Secondo il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella, “il lieve calo degli occupati rilevato in termini congiunturali nel mese di novembre del 2024, pur sintomatico di una fase del mercato del lavoro meno dinamica rispetto a quanto sperimentato negli ultimi anni, non desta particolari preoccupazioni, pure considerando la revisione al ribasso delle stime relative agli ultimi mesi. Il piccolo ridimensionamento è, infatti, imputabile alla riduzione dei dipendenti a termine (-39mila su ottobre, -280mila sullo stesso mese del 2023). Tendenza non pienamente compensata dal progressivo incremento dei dipendenti a tempo indeterminato (+28mila sul mese, +500mila nel confronto annuo)”. “Tali dinamiche – ha osservato Bella – sembrano indicare come il sistema delle imprese, pur non ritenendo probabile nel breve periodo decise accelerazioni dell’attività, ritenga probabile il permanere di un’intonazione positiva sul versante produttivo”.