Le dichiarazioni di buona volontà fanno sempre piacere. Sono meglio del menefreghismo. Per un atto di fede, escludendo il dogma dell’infallibilità che ancora non riconosciamo ai nostri politici di ogni colore, serve qualcosa in più. Un gesto concreto, un pezzo di carta con una firma, i quattrini messi sul tavolo. Il riferimento è al prolungamento della metropolitana a Monza. Opera di primaria importanza. Il territorio brianzolo, motore dell’Italia, ha bisogno di infrastrutture per mantenere la sua competitività a livello internazionale.
Ha fatto molto discutere, nel bene e nel male, l’annuncio di ieri del vicepremier Matteo Salvini sui soldi a disposizione per il prolungamento della metro M5. Ottima notizia per i suoi fan ma anche per chi, lontano dalla politica, attende con impazienza l’apertura del cantiere. L’annuncio, al contrario, si è trasformato in barzelletta per i suoi detrattori: da chi le considera le solite fandonie, a chi si chiede se ora Salvini sia diventato all’insaputa dell’Italia il ministro delle Infrastrutture.
Chi ha un briciolo di memoria e riesce a ricordare i fatti accaduti un anno e mezzo fa, non può dimenticare purtroppo altre sparate provenienti dalla parte politica opposta. “Le metropolitana a Monza nel 2019”, così come annunciato dal Pd. E, al di là degli esponenti locali che pur dovevano tenere in piedi una campagna elettorale in un periodo in cui il vento non tirava più dalla loro parte, al giochetto purtroppo si era prestato anche Graziano Delrio. Lui sì ministro alle Infrastrutture e Trasporti.
Ebbene, Delrio perfino in un video, nella primavera 2017, dava per fatta la metropolitana a Monza nel 2019, quando anche il Comune di Milano, dello stesso colore politico, indicava in 9 anni i tempi di realizzazione e una condizione fondamentale: i soldi che il Governo avrebbe dovuto mettere a disposizione. Ovvero almeno 700 milioni di euro (diventati ora 900) su una spesa complessiva stimata tra 1,1 e 1,3 miliardi.
Probabile che Delrio, non residente in questa zona, non conosca la differenza tra Cinisello Balsamo e Monza. O, forse, che abbia rifilato a tutti una balla colossale. Lo è anche l’affermazione di ieri di Salvini? Può essere. Lo diranno i fatti. Non ci uniamo al coro di chi le considera un fatto storico. Vogliamo concretezza. Se saranno bugie anche le sue, non saremo felici perché ci offre l’occasione per denigrarlo. Ci sentiremo semplicemente presi in giro ancora una volta dalle istituzioni. E, ovviamente, ce ne ricorderemo al momento del voto.
Il momento degli annunci è finito, ci sono necessità dei cittadini e delle imprese che vanno soddisfatte, c’è un mondo fuori dalla Brianza e dall’Italia che gira ad alta velocità. Siamo di fronte a due possibilità: o la metropolitana per continuare a recitare un ruolo da leader, o le continue code in macchina e i treni che vanno a singhiozzo per iniziare a fare gli spettatori di ciò che accade altrove.
Gualfrido Galimberti