MONZA – Anche un modello di accoglienza richiedenti asilo particolarmente innovativo, una rete che ha ben funzionato e che funziona tuttora perché garantisce sicurezza alla comunità e dignità alle persone. Di questo si parlerà il 31 gennaio dalle 8.30 al teatro Binario 7 (via Turati) in occasione del convegno “Migranti: l’accoglienza ha funzionato. Dall’operosa Brianza un modello virtuoso che ha garantito integrazione e sicurezza”.
Ma qual è la ricetta segreta del successo? La comunità brianzola (Comuni, associazioni, parrocchie, pmprese, cittadini…) apprezza e sostiene questo progetto perché rappresenta un importante investimento sociale. Le risorse sono destinate non solo ai servizi previsti da bando (come vitto, alloggio e corsi di italiano) per i richiedenti asilo ospitati, ma servono anche per attivare corsi di formazione professionale, borse lavoro e tirocini, programmi di volontariato e di utilità sociale, attività sportive, assistenza sanitaria specialistica e psicologica. Un programma di attività che ha lo scopo di aiutare le persone, favorire l’integrazione e migliorare la coesione sociale.
Il sistema della rete di Accoglienza, che si chiama Bonvena, (che in lingua esperanto significa accoglienza) è composto da una ventina di enti: dalla Caritas di Zona all’Arci, dalle cooperative sociali alle associazioni, dalle parrocchie ad enti religiosi, a partire da i due maggiori consorzi del territorio, Consorzio Comunità Brianza e CS&L e coinvolge la maggior parte dei Comuni della Provincia e più di cento imprese della Brianza.
Un’accoglienza che si è attuata seguendo il modello dell’accoglienza diffusa: la Rete Bonvena dal 2014 ha accolto in Brianza circa 3500 stranieri in fuga dai loro Paesi. A oggi ospita 954 di richiedenti protezione internazionale, accolti in 133 appartamenti e in piccole comunità, diffusi su 44 Comuni secondo un modello innovativo di accoglienza diffusa a basso impatto, volta a promuovere la relazione con la comunità ospitante.
La maggior parte degli affitti sono stati stipulati a prezzi di mercato e rappresentano un sicuro ed importante investimento economico per molti proprietari di appartamenti.
E’ stato inoltre costituito il Fondo di Solidarietà Hope: nato nel 2015 dagli enti della rete e monitorato da istituzioni pubbliche e private. Più di 800 richiedenti asilo hanno potuto frequentare corsi di formazione professionale con enti di formazione del territorio, sono stati attivati 20 progetti di autonomia abitativa con contributo affitto, 120 tirocini con più di 90 aziende coinvolte.
Nel 2018 sono state erogate più di 40mila ore di formazione, un servizio che ha l’obiettivo di fornire competenze professionali a chi vuole costruire il proprio futuro in Italia. Questo sistema ha permesso, valorizzando le competenze delle persone accolte e il loro impegno, di prevenire problemi e ha messo in luce che i migranti non sono solo un problema ma rappresentano anche una risorsa per lo sviluppo sociale della comunità.
Ma adesso, con l’introduzione del Decreto Sicurezza che cosa cambierà? “Ci stiamo domandando – affermano Roberto D’Alessio e Giancarlo Brunato referenti della Rete Bonvena per Consorzio Comunità Brianza e Consorzio CS&L – quali effetti ci saranno con la nuova legge sull’immigrazione; dal 4 di ottobre scorso quando il decreto sicurezza è entrato in vigore stiamo verificando i suoi effetti. Il rischio è quello di esser costretti, a causa di una riduzione di risorse, a dover restringere se non annullare le attività di integrazione per limitarsi ad un riduttivo e vitto ed alloggio per ciascun richiedente asilo. E’ importante ricordare che senza un adeguato finanziamento e senza la collaborazione di cittadini, enti, associazioni, imprese, Comuni questo virtuoso progetto non sarebbe mai decollato”.
Tutto questo a che cosa porterà? “L’esito finale inevitabile sarà un aumento esponenziale di persone in situazione di irregolarità sul territorio – aggiungono -. La legge deve essere migliorata non va dimenticato che è stato lo Stato a chiedere aiuto al privato sociale non avendo capacità e possibilità di rispondere alla emergenza degli sbarchi, tutto può essere migliorato ma rinunciare oggi alle esperienze positive è un rischio troppo alto”.
Ma nel frattempo come si sono organizzati gli attori che operano nel settore dell’accoglienza e dell’integrazione? E adesso? “La Rete Bonvena ha iniziato la sua attività nel 2014 per rispondere a un bisogno del territorio e in quest’ottica è iniziata la campagna #BrianzaCheAccoglie – concludono – È stata redatta una lettera che spiega gli effetti negati che avrà questa nuova normativa sul territorio e sugli ospiti accolti nei progetti. Abbiamo chiesto agli enti con cui abbiamo collaborato in questi anni di sostenere la lettera e aderire all’iniziativa e in meno di 2 settimane abbiamo già raccolto più di 70 adesioni tra enti pubblici, parrocchie e enti religiosi e associazioni”.